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Test – Suzuki Swift Sport

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Negli ultimi anni molte case automobilistiche hanno applicato il cosiddetto downsizing anche alle proprie vetture sportive, montando piccoli motori turbo sovralimentati. Suzuki, invece, continua la tradizione del modello precedente confermando il propulsore a benzina quattro cilindri 1.6 aspirato, e creando grandi gioie tra gli amanti dei settemila giri.

La bella…
La versione sportiva della piccola Swift si distingue subito dal modello standard, guadagna 4 centimetri in lunghezza (3.890 mm) e si presenta con un frontale aggressivo dove troviamo, al centro, due griglie a nido d’ape, e ai lati – sui due livelli – fendinebbia dal design originale e fari allo xeno (di serie) con contorni cromati. I lati della vettura sono caratterizzati da minigonne laterali e cerchi da 17 pollici mentre il posteriore sfoggia uno spoiler piuttosto marcato e un estrattore grigio scuro in cui sono incastonati i due scarichi posizionati agli opposti.

All’interno si respira un’atmosfera tipicamente sportiva, i sedili sono ben profilati, molto contenitivi – forse anche troppo nella zona alta – ideali quando la guida si fa più cattiva, ma che rimangono comodi anche durante i viaggi più lunghi. Questi nuovi sedili non hanno più il poggiatesta integrato come nel modello precedente ma sono impreziositi dalla scritta “Sport” rossa che si abbina alle altre cuciture dello stesso colore su schienale e lati, sulla leva del cambio e sul piccolo – ben sagomato – volante. L’abitacolo è omologato per quattro persone ma la zona posteriore è un po’ troppo sacrificata, le gambe trovano poco spazio mentre in altezza non si riscontrano difficoltà. La consolle centrale non mostra un gran design, le plastiche sono ben assemblate e la funzionalità è buona con i comandi sempre al posto giusto. Il bagagliaio è di dimensioni medie per la categoria – più di 210 litri – ma si sente la mancanza di un doppio fondo capiente.
Nel complesso, l’estetica di questa hot hatch è molto ben riuscita, attira gli sguardi e nel colore denominato Rosso Passione – la tinta della vettura da noi provata – è proprio un bel vedere. La bellezza di questa vettura non è certo una novità bensì una conferma delle doti estetiche già presentate dal modello precedente che ha raccolto grandi consensi. Il compito, non facile, dei designer Suzuki è stato quello di rendere ancora più attraente un’auto di per sé già ben riuscita, senza cambiarne i connotati.

...e la “bestia”

E’ ora di partire. Le regolazioni del sedile non sono infinite ma presto la posizione di guida si trova, merito anche del volante regolabile in altezza e in profondità. Premiamo il pulsante d’accensione – il sistema keyless go è di serie – si sente un piccolo gorgoglio per qualche istante e poi la lancetta si stabilizza sotto i mille giri.
Quando si è fermi, motore e vibrazioni non si sentono – quasi come se l’auto fosse spenta – ma, appena si schiaccia a fondo l’acceleratore, l’ottimo sound si sente e pervade tutto l’abitacolo facendo sentire i 136 cavalli e i 160 Nm (l’auto pesa 990 kg) che eroga il millesei a fasatura variabile. Dal motore proviene una grande colonna sonora, ma gli scarichi – esteticamente molto attraenti – emettono un rumore un po’ anonimo, senza personalità. Sospensioni (McPherson all’anteriore) e assetto sono stati ritarati per diminuire il rollio della vettura ma anche per mantenere un maggiore controllo tra le buche, il tutto ovviamente, senza perdere il carattere da go-kart che contraddistingue la versione Sport. A completare il feeling sportivo, ci pensano uno sterzo duro il giusto e un cambio preciso e veloce. Neanche a dirlo, il terreno di caccia preferito dalla Swift è il misto stretto, dove la piccola giapponese miete vittime anche tra le concorrenti più potenti e blasonate. Tra le curve, il muso s’inserisce con grande decisione, mentre il posteriore – ballerino – si agita un po’ ma rimane sempre fedele alle traiettorie, divertendo in totale sicurezza. Il controllo di trazione è disinseribile contribuendo a rendere la Swift ancor più divertente, soprattutto quando si adotta una guida più “sporca”. Vi consigliamo, però, di disinserirlo solamente in pista o in strade chiuse al traffico per non perdere la componente della sicurezza totale di cui parlavamo prima.
Trattandosi di un’auto con poco più di 130 cavalli, ovviamente non si parla di prestazioni da supercar – da 0 a 100 km/h in 8,7 secondi e una velocità massima di 195 km/h – ma basta superare i tremila giri, e la progressione diventa veramente coinvolgente – con un ulteriore picco verso i cinquemila giri – fino alla zona rossa, che si attesta poco sotto i settemila. Il cambio manuale che passa da 5 a 6 marce con la nuova generazione, ha subito notevoli miglioramenti, e ora coordina performance ed efficienza con grande efficacia. Sono stati migliorati i tempi di innesto tra prima e seconda e l’aggiunta della sesta marcia agisce da riposo per godersi le percorrenze extracittadine.
I consumi dichiarati dalla casa sono di 8,4 l/100 km in ciclo urbano, 5,2 l/100 km in ciclo extraurbano e 6,4 l/100 km per il misto. Dati molto vicini a quelli raccolti durante la nostra prova, e molto buoni visto che stiamo parlando pur sempre di una vettura sportiva e veloce. Il grande merito è del motore VVT (Variable Valve Timing) che anche in autostrada, con il cruise control tarato alla velocità di 130 km/h, permette al computer di bordo di segnalare un consumo che oscilla tra i 5 e i 7 l/100 km. Il serbatoio, invece, è di dimensioni ridotte, per cui l’indicatore dell’autonomia non mostra mai grandi dati sulla percorrenza residua.

L’alternativa giapponese

Il prezzo di partenza è di 17.900 euro. Sì, partiamo da quasi 18 mila euro, ma con due tre optional strettamente necessari si superano facilmente i 20 mila, come sempre penserete voi. E invece no, questa Swift ha una dotazione di serie più che completa. Ecco alcuni degli elementi più interessanti inclusi nel prezzo: fari xeno, radio bluetooth e usb, clima automatico, cruise control con comandi al volante e specchietti retrovisori ripiegabili elettricamente riscaldati.
Le avversarie della Swift Sport più quotate sul mercato, provengono dall’Europa, più precisamente da Italia e Francia: Abarth 500 e Renault Twingo RS. Due concorrenti molto valide – soprattutto la 500 che da noi gioca in “casa” e conta moltissimi fan – ma totalmente diverse per lo stile di guida e per il tipo di erogazione della potenza, con la Twingo più simile alla giapponese per le caratteristiche propulsive. Concorrenti audaci e blasonate dunque, che vengono sfidate da un’auto creata per chi cerca emozioni (soprattutto divertimento) vicino alla zona rossa del contagiri, per chi vuole scendere dalla propria auto con il sorriso stampato sulla bocca ma che non vuole rinunciare a funzionalità e aspetto estetico. Chi cerca un’auto con queste caratteristiche sicuramente non rimarrà deluso dalla piccola di casa Suzuki.

Pilota professionista

Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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