Doveva essere la rivoluzione green, la riscossa delle città pulite, il funerale delle pompe di benzina. E invece, l’auto elettrica sta scoprendo sulla sua pelle una legge non scritta della politica italiana: il fisco è come la fisica, nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si tassa. Già oggi la ricarica è un salasso travestito da progresso: fra accise, oneri e tariffe ballerine, un pieno di elettroni può costare fino a quattro volte di più di uno di benzina.
Ma perché fermarsi qui? Se l’accisa è il vero motore del Paese, perché non tassare anche la pedalata della bici elettrica? O il respiro profondo di chi usa i mezzi pubblici, visto che consuma ossigeno? Il ministro Giorgetti ha lanciato l’idea di nuove accise sulle ricariche. Tanto per non lasciare soli i nostalgici del pieno a 2 euro al litro. L’obiettivo, dicono, è il “riallineamento fiscale”. Una bella espressione per dire che, qualunque cosa usiate per muovervi, pagherete comunque. È la transizione ecologica, baby!