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Alfa Romeo “Disco Volante”. Le forme dell’icona

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Il marchio Alfa Romeo nel secondo dopoguerra era in fermento, pronto a virare verso un cambiamento epocale che consisteva nel produrre auto in grande serie; una decisione necessaria, segno dei tempi diversi e che serviva a tenere in piedi l’azienda. Ad aprire le danze nel 1950 fu la berlina di grandi dimensioni 1900 (capolavoro di Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso), forte del primo telaio Alfa Romeo a scocca portante, buon confort e prestazioni di rilievo che le valsero lo slang pubblicitario: “l’auto di famiglia che vince le corse”, con il suo 4 cilindri in linea da 1.884 cc e 80 CV, bialbero, camere di scoppio emisferiche e testata in alluminio.

Ma nel 1951 questo primo cambiamento avvenne di pari passo con un’altra cruciale decisione da dover valutare: ritirarsi o no dal mondo delle corse per dedicando tutte le risorse disponibili alle vetture di serie? Una scelta epocale, basta ricordarsi non solo della straordinaria storia agonistica del marchio, ma anche della seconda vittoria ottenuta al Campionato del Mondo di Formula 1 proprio in quel 1951 dall’Alfetta Tipo 159 con Juan Manuel Fangio; l’anno prima vinse invece con Nino Farina.

In quel momento la decisione non avvenne in modo chiaro e definitivo, tanto che iniziarono a vedere la luce diverse proposte “a cavallo dei due mondi”, come le Granturismo (la 2000 Sportiva ad esempio) e le vetture tipo Sport, per anni la categoria regina di Alfa Romeo: tra queste nuove Sport troviamo l’avanzata protagonista di oggi.

alfa romeo disco volante

Il nuovo progetto si inserì in una delle correnti stilistiche dominanti di quel periodo, oggi conosciuta come “stile aeronautico”; la tendenza prese il via dagli Stati Uniti, allora usciti forti dal secondo conflitto mondiale. Il movimento stilistico nacque in GM ad opera di Harley Earl, che partì dalla fascinazione prodotta dagli aerei come il Lockheed P-38 Lightning e dai primi segni di corsa allo spazio”: derive di coda o “pinne” posteriori, ogive sui paraurti, mirini che diventavano fanali posteriori e cromature che rimandano al mondo dei razzi spaziali popolano le vetture statunitensi. Un’immagine così potente e propositiva del futuro che non lasciò indifferente il pubblico italiano, i giornalisti e la stessa Alfa Romeo.

La progettazione dell’Alfa Romeo 1900 C52 Disco Volante, iniziò al Reparto Corse Alfa Romeo diretto da Giochino Colombo, con l’intento di costruire una vettura tipo Sport (allora una delle categorie principali) sfruttando il motore della 1900C Sprint (facile intuire come ciò potesse funzionare anche a scopo pubblicitario). Il motore venne portato a 1.997 cc per 158 CV così da posizionarla nella più redditizia classe 2 litri, con due carburatori doppio corpo Weber, blocco motore e cambio in alluminio.

Un disegno unico al mondo

alfa romeo disco volante

Il disegno di telaio e carrozzeria fu affidato alla milanese Touring utilizzando il suo rinomato brevetto “Superleggera”: al telaio di base (qui accorciato nel passo di 28 mm) con longheroni e traverse veniva saldata una sovrastruttura in tubi di acciaio di varia sezione sulla quale si stendeva, a mano e con assestate quanto controllate martellate, la carrozzeria in alluminio frutto del genio di Carlo Felice Bianchi Anderloni e del suo abile figurinista Federico Formenti, che riuscì a tradurne esteticamente le indicazioni tecniche.

È chiaro come l’auto oltre alla potenza debba dunque possedere leggerezza e, grazie alla forma inedita, ottima penetrazione aerodinamica per aumentarne le prestazioni. Tra tecnica e influenza stilistica americana (stile aeronautico), si delineò una forma che partiva dal presupposto base che il profilo alare fosse il più efficiente, tanto da essere utilizzato sia in sezione longitudinale che trasversale. Tale profilo continuo obbligava a stondare fortemente i parafanghi, soluzione necessaria anche per consentire sia lo scuotimento delle sospensioni che alle ruote di sterzare. Ma non solo: in assenza di carenatura l’aria che entrava all’interno dei passaruota ne usciva formando una flusso trasversale che interferisce con quello longitudinale generato dall’avanzamento del veicolo, rallentandolo. Carenare le ruote (anche in parte) ne limitava l’effetto. Sempre in questa direzione, l’assetto venne reso leggermente “picchiante”. Seguendo i parafanghi la linea si appiattisce congiungendosi in uno spigolo che ne genera il profilo, chiudendo la forma che culmina infine nelle “pinne” posteriori.

Diverse forme, per diverse vite

alfa romeo disco volante

Soprannominata “Disco Volante” per la sua forma “futuristica”, pesava 735 Kg e con un Cx di solo 0,25 superava agevolmente i 220 Km/h. Tanto uscì fuori dai primi test portati avanti sulla pista di Monza dal capace collaudatore Consalvo Sanesi, che però avvisò del forte alleggerimento del posteriore (portanza) che la rendeva spesso instabile, arrivando a sconsigliarne l’uso in pista.

Presentata al Salone di Torino del 1952, l’Alfa Romeo 1900 C52 Disco Volante destò grande scalpore tra giornalisti, appassionati e sportivi: questi ultimi iniziarono ad inviare manifestazioni d’interesse all’Alfa Romeo per averne esemplari da utilizzare nelle competizioni, ma la direzione rispose che si trattava solo di una serie sperimentale di prototipi. Infatti così sarà.

Ne verranno costruiti 5 esemplari in tutto: una barchetta (telaio 01) ed una coupé (telaio 03),  quest’ultima che si distingue per il particolare padiglione a goccia, munite entrambe di motore 2 litri ed oggi esposte al Museo di Arese del marchio, altre due barchette con motore 6 cilindri da 3 litri e 246 CV (la telaio 011 esposta al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e la telaio 012 andata purtroppo persa) e la “fianchi stretti” (telaio 02), ovvero con le iconiche stondature dei parafanghi di raggiatura più ridotta, allestita con il motore da 2 litri ed oggi esposta nel museo Citè de l’Automobile di Mulhouse, in Francia.

Autore: Federico Signorelli

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