Altro che incentivi auto: il Governo ha deciso che la strada dell’industria italiana non è più l’asfalto, ma il fronte di guerra.
Il ministro Urso ha spiegato che le imprese dell’automotive farebbero meglio a riconvertirsi verso settori più promettenti, come la difesa, l’aerospazio e la cybersicurezza. Tradotto: meno auto elettriche, più carri armati. E così, mentre in Germania la Rheinmetall vuole comprare uno stabilimento Volkswagen per produrre mezzi bellici, da noi Stellantis è chiamata a un cambio di rotta. Non verso il futuro green, ma verso il camuffato verde militare. La priorità non è più il cittadino che cerca un’auto accessibile, ma lo Stato che punta a rinforzare la sua macchina da guerra.
D’altronde, con il piano ReArm Europe, il messaggio è cupo, ma chiaro: chi vuole un’auto nuova può aspettare, chi vuole un blindato farà prima. Lo Stato non sovvenziona più le macchine per lavorare, ma quelle per combattere. Del resto, in un Paese dove la manutenzione delle strade è un optional e il trasporto pubblico è una barzelletta, che ci frega se le macchine spariscono? Tanto, presto saremo tutti a piedi. O, peggio, in trincea.