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Ducati Streetfighter V4: la parola ad Andrea Forni

Dopo un'inizio di stagione noioso, gli appassionati di Formula1 non possono lamentarsi del GP del Bharain che è stata una gara scoppiettante piena di sorpassi e colpi di scena, compreso il capottamento di Esteban Gutierrez e l'ingresso della safety-car.
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Abbiamo incontrato il direttore tecnico della Ducati Andrea Forni a Rimini, un attimo prima che salisse in macchina per tornare in ufficio. Il suo lavoro permette poche soste ed aver presenziato alla World Premiére Ducati 2020 è stato un atto dovuto verso l’azienda che però si è concluso appena possibile.

Tuttavia sfruttiamo la vecchia conoscenza che ci lega per farlo ritardare qualche minuto e farci raccontare brevemente la Streetfighter V4, la vera novità Ducati al prossimo EICMA. Si tratta di un moto che fin dalle prime foto ha destato pareri contrastanti e agli estremi: tantissime dichiarazioni di amore infinito ma anche qualcuna di odio profondo.

Lo abbiamo verificato anche sul sito www.motoappassionati.it e sulla nostra pagina social, dove non sono mancati commenti molto critici rivolti a questo tipo di moto in generale, in pratica delle Superbike estremamente potenti adattate all’uso stradale. Noi ci sentiamo di prendere posizione al riguardo, ricordando la sacrosanta regola che dice che il gas si può indifferentemente aprire e chiudere e che ognuno deve guidare la moto con responsabilità, qualunque essa sia.

Detto questo, lasciamo la parola a Forni, che conosce molto bene la materia poiché è cresciuto professionalmente in Ducati e ha vissuto e condiviso in azienda lo sviluppo di tutte le moto andate in produzione negli ultimi venticinque anni: “La naked sportiva è la moto con la quale puoi essere il più veloce possibile su strada, specialmente su quelle dell’Appennino, come quelle che si snodano nei dintorni della nostra fabbrica, o sulle Alpi, perché ha in genere una ciclistica derivata da una supersportiva vera e propria, di quelle da pista, ma una posizione di guida più confortevole dal punto di vista ergonomico. Nel caso della Streetfighter V4 abbiamo lavorato proprio sulla posizione di guida poiché su strada non si arriva agli angoli di piega estremi che si raggiungono in pista e dunque non si ha bisogno di avere le ginocchia ‘in bocca’. Sulla Streetfighter ci stai meglio sopra e impugni un manubrio più largo e alto che impone una posizione del busto più confortevole e soprattutto consente di applicare, a parità di sforzo, una coppia di sterzo decisamente superiore rispetto ai mezzi manubri”.

Forni parla con cognizione di causa, poiché oltre al prodotto Ducati conosce bene le rivali. Da motociclista praticante, infatti, effettua egli stesso il benchmarking con le moto concorrenti che, non è difficile immaginarlo, in questo caso si identificano soprattutto nell’altra naked V4 prodotta a Noale: “La nostra moto non è semplicemente un Superbike col manubrio alto ma abbiamo sollevato l’altezza del piano della sella, che è stata anche ben imbottita con circa 60 mm di foam per dare un minimo di comfort in più, e abbassato il punto di fissaggio delle pedane, per poter aprire un po’ l’angolo del ginocchio. Poca roba, ma sufficiente per cambiare sensibilmente la postura. Alla fine questo pacchetto fa si che con la Streetfighter si possa essere estremamente veloci senza massacrarsi i polsi e gli avambracci oppure ritrovarsi coi crampi alle gambe dopo un pomeriggio in sella…”.

Sul fatto che la Streetfighter offra prestazioni mozzafiato non ci piove: il Desmosedici V4 Stradale 1.103 cc da 208 CV è montato su una ciclistica ‘asciutta’ che pesa a secco solo 178 Kg (per la versione S) pari a un rapporto potenza/peso di 1,17, un valore quasi da F1! Le prestazioni possono poi crescere ancora con lo scarico full-racing Ducati Performance by Akrapovič, che porta la potenza a 220 CV e pesa 6 kg in meno.

Sono performance da pista: “Vi assicuro che di potenza ce n’è davvero in avanzo”, prosegue Forni, “tanto che si potrebbero staccare due cavi delle candele ed avere ancora cavalli a sufficienza! Se poi qualcuno vuole portare la Streetfighter in pista non c’è problema: bastano un paio di pedane aftermarket e una sella più bassa. Si perderà un po’ di comfort ma in pista si sta relativamente poco in sella e poi, volendo, tornati a casa si può rimettere tutto com’era”.

Chiaramente la Streetfighter V4 non è una moto turistica perché non ha protezione aerodinamica né capacità di carico, tanto meno uno spazio adeguato per il passeggero che deve adattarsi a un’ospitalità buona solo per brevi percorsi. Riguardo le critiche alla pericolosità di queste naked superdotate Forni è diretto: “Ci vuole  prudenza, ragazzi! E’ pur sempre una moto da 200 e passa cavalli e se non si usa un po’ di giudizio ne bastano anche meno della metà per farsi del male”.

Certo le potenze sono esuberanti, ma le dotazioni di sicurezza sono sempre più sofisticate: “Non sono assolutamente d’accordo con chi dice che queste moto sono pericolose o peggio ancora che ‘ci si ammazza’, perché la Streetfighter V4, come tutte le nostre moto d’altronde, deriva da un progetto che si è posto sempre come primo obiettivo la sicurezza. E in questo caso, viste le prestazioni, i controlli elettronici raggiungono livelli ancora superiori: riding mode dedicati, controllo di trazione e ABS attivi qualunque sia l’assetto della moto sono quanto di meglio offre oggi il mercato in questo settore. Rispetto alla Panigale V4, abbiamo cercato di limitare allo stretto indispensabile le modifiche geometriche, che sono circoscritte a piccole variazioni nell’inclinazione del cannotto e nella lunghezza del forcellone.

Cosa cambia invece rispetto alle nostre naked sportive del passato è l’aggiunta delle appendici aerodinamiche che consentono di compensare la tipica mancanza di stabilità che deriva dalle forme più ‘sporche’ e dalla posizione di guida più esposta del pilota. Con le due coppie di alette laterali abbiamo generato una downforce importante. Come noto le forze aerodinamiche che si generano aumentano col quadrato della velocità e dunque il loro contributo è tanto più elevato tanto più si va forte. Parliamo di 28 kg ai 270 orari, un valore molto vicino a quello espresso dalle carenature delle moto da pista, ma anche a velocità consone a questo tipo di moto l’effetto è comunque sensibile e tale da dare un contributo reale alla stabilità. Questo ci ha permesso di mantenere angoli al cannotto ‘agili’ e quindi perfetti per la guida cui si accennava all’inizio, senza pericolo di innesco di oscillazioni allo sterzo a velocità più alta”.

Conosco Andrea da più di vent’anni e so che tutte le Ducati prodotte in questi anni non solo sono passate sulla sua scrivania a livello di progetto, ma sono state da lui provate in ogni condizione, dalla strada alla pista e sulle strade di montagna: “Devo dire che la Streetfighter V4 è davvero divertente da guidare e personalmente, anche se ho il privilegio di poter guidare in qualunque momento una qualsiasi delle Ducati oggi in produzione (beato lui, ndr), non ho dubbi: scelgo lei!!”.

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