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Elkann e De Meo lanciano l’allarme: “Così l’industria auto europea scompare”

John Elkann e Luca De Meo - Credit: Sebastian Soriano - Le Figaro
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“Il destino dell’industria auto europea si decide quest’anno”. La Cina vola, le vendite crollano, e l’Europa rischia di restare senza industria.

Il 2025 sarà l’anno della verità per l’industria automobilistica europea. A lanciare l’allarme sono due protagonisti assoluti del settore, John Elkann (presidente di Stellantis) e Luca De Meo (amministratore delegato di Renault), che in un’intervista congiunta a Le Figaro descrivono un mercato in piena crisi e accusano l’Europa di frenare il proprio settore con normative ingestibili.

Secondo Elkann, «per la prima volta, la Cina produrrà più auto di Europa e Stati Uniti messi insieme». E De Meo rincara: «Il livello attuale del mercato è un disastro». Nel 2024, le vendite nell’area UE27 più Regno Unito e Norvegia si sono fermate a 15 milioni di unità, contro i 18 milioni del 2019. Se il trend non si inverte, avvertono, il mercato potrebbe dimezzarsi nei prossimi dieci anni. E non si tratta solo di numeri: il comparto vale 400 miliardi di euro in entrate fiscali per l’Europa.

Auto sempre più care, piccole sempre più rare

Uno dei nodi principali è l’aumento continuo dei prezzi, frutto – secondo De Meo – di un impianto normativo che penalizza la semplicità. «Tra il 2015 e il 2030, il prezzo di una Clio aumenterà del 40%, e il 92,5% di questo aumento è causato dalla regolamentazione», denuncia. Le icone del passato, come Fiat 500 e Renault R5, sono ormai versioni gonfiate di se stesse: «Sembrano uscite da settimane di palestra», ironizza Elkann.

Nel frattempo, le auto piccole stanno scomparendo. In Italia, un tempo le vetture sotto i 4 metri rappresentavano il 75% del mercato. Oggi, nell’intera Europa, appena il 5%. Le regole attuali – sostengono i due dirigenti – trattano un’utilitaria da città come una berlina da 5,5 metri. Un’assurdità tecnica, oltre che economica.

Norme troppo rigide, industria al palo

Tra i bersagli c’è anche il pacchetto normativo GSR2, che impone obblighi come il mantenimento automatico della corsia anche a vetture che passano il 95% del tempo in ambito urbano. «È come chiedere a una citycar di superare i crash test di un’ammiraglia», sbotta De Meo. La richiesta ai legislatori europei è netta: meno regole, ma più chiare e più sensate.

Proposte concrete? Tre:

  1. Regole valide solo per i nuovi modelli, non per quelli già in produzione.
  2. Normative a pacchetti, non una al mese.
  3. Uno sportello unico in Commissione UE per evitare contraddizioni interne.

L’elettrico non basta. Serve neutralità tecnologica

Nonostante l’elettrificazione sia al centro delle politiche europee, Elkann e De Meo smontano l’idea che sia una panacea. Elkann osserva che in Europa circolano 250 milioni di veicoli vecchi e inquinanti: sostituirli con nuove tecnologie, anche miste, avrebbe impatti ambientali molto più immediati. De Meo insiste su una nuova metodologia per il calcolo delle emissioni: non più solo “dal serbatoio alla ruota”, ma su tutto il ciclo di vita del veicolo. Così cambierebbe radicalmente anche la classifica dell’impatto ambientale, rivalutando le piccole auto ibride.

Europa paralizzata, mentre il mondo accelera

I due leader prendono ad esempio Stati Uniti, Cina e Paesi emergenti: tutti proteggono e incentivano la propria industria. L’Europa, al contrario, continua ad alzare ostacoli. E questo, secondo Elkann e De Meo, è il vero pericolo. «Non chiediamo aiuti, chiediamo di poter lavorare», dice il presidente di Stellantis. Il commissario europeo Séjourné ha parlato di un’“auto in pericolo di estinzione”. Ora servono decisioni.

“Il 2025 è cruciale. L’Europa deve decidere se vuole ancora un’industria dell’auto, o solo restare un mercato di consumo”, conclude Elkann.

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