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Google Maps cambia volto: ecco come si rivoluziona

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Google prosegue nella rifinitura della sua applicazione di navigazione più usata al mondo. Con la versione 25.16, Maps su Android introduce una nuova interfaccia modulare basata su “bottom sheets” che rivoluziona l’interazione con le schermate secondarie come “Salvati” e “Contribuisci”. Il cambiamento non è solo estetico: si tratta di un importante miglioramento dell’esperienza utente, pensato per ridurre le interruzioni contestuali e preservare la continuità della mappa.

Fino ad oggi, l’apertura di certe sezioni comportava l’oscuramento completo della vista cartografica, causando una perdita di contesto, specie durante l’uso in mobilità. Ora, grazie a pannelli semitrasparenti e interattivi, la mappa rimane sempre visibile in background. I fogli possono essere trascinati verso l’alto per visualizzare più contenuti o ridotti a barra, mantenendo comunque accesso diretto alla ricerca, ai filtri e alle funzionalità di routing.

Dal punto di vista UI/UX, si nota un approccio più maturo e funzionale, con micro-interazioni migliorate: titoli allineati a sinistra per coerenza visuale, scomparsa intelligente del campo di ricerca fino all’ancoraggio completo del pannello, e maggiore gerarchia visiva tra elementi. Un design che punta alla massima leggibilità senza sacrificare l’operatività.

Questa evoluzione arriva dopo mesi di test e si inserisce in un contesto di aggiornamenti più ampi: dal supporto ai pedaggi e alla stima della difficoltà di parcheggio, fino alla crescente integrazione con Gemini, il modello AI conversazionale di Google, che apre la strada a una ricerca semantica e contestuale all’interno dell’app.

Per ora il rollout interessa solo Android, ma il nuovo paradigma verrà portato anche su iOS nelle prossime versioni, con l’obiettivo di unificare il linguaggio visivo e l’esperienza cross-platform. Non si tratta solo di una “feature”, ma di una ridefinizione della logica di navigazione che avvicina Maps a un’applicazione sempre più modulare, adattiva e centrata sull’utente.

Se stai sviluppando prodotti mobile, l’approccio di Google è un case study interessante: dimostra come micro-interfacce contestuali possano migliorare drasticamente la fruizione anche in applicazioni complesse.

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