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Il governo smonta le parole di Salvini sul “droga zero” con una circolare

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Il principio di “tolleranza zero” alla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, voluto con forza dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, subisce una significativa battuta d’arresto. Una circolare inviata nei giorni scorsi alle prefetture da parte dei ministeri dell’Interno e della Salute introduce una svolta sostanziale: non basta più la sola presenza di droga nell’organismo, per essere sanzionati serve dimostrare che il conducente fosse realmente sotto effetto della sostanza al momento della guida.

Una rettifica importante, che cambia radicalmente l’applicazione della norma prevista dal nuovo Codice della strada entrato in vigore il 14 dicembre scorso, e che aveva sollevato un’ondata di polemiche sia per l’impostazione considerata eccessivamente repressiva, sia per le conseguenze su chi assume cannabis a uso terapeutico.

La circolare: torna il principio dell’alterazione

Il nuovo documento ministeriale recupera un concetto giuridico fondamentale: l’alterazione psico-fisica come condizione necessaria per contestare la guida sotto l’effetto di stupefacenti. In concreto, ciò significa che:

  • Non è più sufficiente trovare tracce di sostanze nel sangue o nella saliva;
  • Le sanzioni scattano solo se viene accertata un’assunzione “prossima alla guida”;
  • Lo stato di alterazione può essere rilevato inizialmente dalle forze dell’ordine tramite test salivare;
  • Solo in caso di positività si procede con l’analisi di due campioni, e solo queste analisi “di conferma” possono condurre a provvedimenti penali o amministrativi.

Una svolta, questa, che segna il ritorno a una logica più prudente e ancorata al principio di proporzionalità.

Il caso mediatico e le tensioni politiche

Il cambio di rotta arriva dopo mesi di dibattiti. Tra i più critici della linea dura c’era stato Vasco Rossi, che aveva denunciato il rischio di essere sanzionati anche giorni dopo l’assunzione di cannabis, ben oltre ogni possibile effetto. Le sue parole avevano acceso una discussione pubblica, a cui Salvini aveva risposto con fermezza, difendendo la norma in nome della sicurezza stradale.

Ma la polemica non si era esaurita, soprattutto per i riflessi su migliaia di cittadini che utilizzano cannabis prescritta per patologie croniche, e che rischiavano, nonostante l’assenza di effetti psicoattivi, il ritiro della patente o sanzioni penali.

Il Mit smentisce, ma il testo parla chiaro

Il Ministero dei Trasporti, con una nota ufficiale, ha respinto l’ipotesi di un ammorbidimento della norma, affermando che la circolare “non contraddice affatto il principio della droga zero”. Tuttavia, la sostanza del provvedimento suggerisce il contrario: la presunzione automatica di colpevolezza sulla base della sola presenza della sostanza non è più sufficiente. Serve una verifica concreta e documentata dell’effettivo stato psicofisico del guidatore.

Un ritorno al buon senso, secondo molti osservatori, che segna una distanza crescente tra gli indirizzi più ideologici e una gestione della sicurezza stradale basata su criteri scientifici e giuridici.

Sicurezza sì, ma senza processi sommari

La nuova circolare sembra indicare una direzione più equilibrata: proteggere la sicurezza senza scivolare nel giustizialismo. Una linea che tutela non solo gli automobilisti responsabili, ma anche chi – pur avendo assunto in passato una sostanza – non rappresenta un pericolo per sé e per gli altri nel momento in cui è alla guida.

È presto per dire se la norma verrà ulteriormente rivista, ma il segnale politico è chiaro: la rigidità assoluta ha ceduto il passo a una visione più razionale. Un passo indietro per qualcuno, un passo avanti per il diritto, per altri.

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