“Le auto di oggi non mi piacciono, non trasmettono emozioni”. “Ho perso un po’ contatto con il mercato dell’auto, non mi interessa più come prima”. Queste due frasi le ho sentite molte volte negli ultimi anni, pronunciate da amici, conoscenti o perfetti sconosciuti con i quali ho scambiato qualche parola tra appassionati di auto.
Spesso, questo sentimento lo provo anche io, vedendo sul mercato e provando tante automobili tutte troppo uguali tra di loro, con poche di loro capaci di dimostrare personalità o emozioni. Ho passato tanto tempo a capire come fare a portare nella mia vita e nel mio lavoro la passione e l’emozionalità di nuovo al centro, per poi ricordarmi un vecchio detto: a volte, per fare un passo avanti è necessario farne uno indietro. Ad aiutarmi, è stata una delle sportive più amate e apprezzate di tutto il mondo, la Mazda MX-5 NA.
Lanciata nel 1989, la Mazda MX-5 di prima generazione ha segnato un inaspettato ritorno sul mercato delle classiche sportive a motore anteriore longitudinale e trazione posteriore, in un periodo in cui questo tipo di vetture, portate al successo, tra le altre, dalle inglesi MG e Triumph e dalle italiane FIAT e Alfa sono progressivamente uscite di scena. La MX-5, sviluppata da Mazda sotto consiglio di un giornalista americano, Rob Hall, e sviluppata tra gli States e il Giappone, questa piccola due posti conquistò il mondo intero, diventando l’automobile sportiva più venduta di tutti i tempi.
Ancora oggi in vendita con la sua quarta generazione, la ND, la MX-5 è diventata negli anni il sinonimo dell’auto sportiva pura, semplice e divertente, dove non serve spendere tanto o avere centinaia di CV per divertirsi. Proprio la mitica Miata mi ha ispirato a creare uno spazio su Autoappassionati.it dedicato alle automobili storiche e alle youngtimer, auto ancora capaci di portare emozioni e amore verso questo mondo sempre più anestetizzato e omologato. Questo spazio si inaugura nel modo giusto, guidando (e gioendo) alla guida di una Mazda MX-5 NA 1.8 16v del 1994.
Fari a scomparsa, dimensioni compatte, linee semplici: è la Miata più bella di sempre?
Vedere a 35 anni dal lancio una Mazda MX-5 NA è qualcosa di davvero destabilizzante, soprattutto per una redazione ormai assuefatta alle automobili moderne. La NA è davvero minuscola, piccolissima e adorabile per via delle sue linee che ormai sono diventate di culto.
Metro alla mano, in realtà, la prima generazione del 1989 è addirittura più lunga dell’attuale ND. Ai 3,92 metri della MX-5 in produzione si contrappongono i 3,95 metri della NA, con le due vetture che condividono anche la stessa altezza (1,23 metri). Complici i suoi 1,68 metri di larghezza e una linea di cintura a meno di un metro dall’asfalto, però, sia dal vivo che poi su strada la prima generazione di MX-5 appare una sana antitesi rispetto a tutto quello che sta succedendo oggi nel mondo dell’auto, con modelli sempre più alti, più grandi e pesanti.

A livello estetico, questa leggerezza è trasferita con linee semplici, pulite e semplicemente simpatiche. Quand’è l’ultima volta che avete visto un’auto pubblicizzata o raccontata come simpatica e divertente? Esatto. Ispirata alla semplicità delle linee delle sportive inglesi degli anni ’60, prima fra tutte la bellissima Lotus Elan del 1961, la MX-5 NA ha fatto dei fari a scomparsa il suo tratto distintivo.

Che sia la prima, la seconda o la centesima volta che ne vedete una, i fari a scomparsa riescono sempre a strappare un sorriso: che peccato che le regole (sacrosante, va detto) per la sicurezza dei pedoni li abbia resi sostanzialmente “inadeguabili” e inadeguati alle attuali normative. Uniti alla presa d’aria ovale e alle luci di posizione a mo’ di guance, la MX-5 ha un sorriso irresistibile, impossibile da odiare. Tra i dettagli meno incensati, uno dei miei preferiti è la gobba centrale sul cofano, necessaria per fare spazio al quattro cilindri bialbero sotto il cofano e bellissima sia da fuori che una volta seduti all’interno.

Se davanti è ancora, semplicemente, bellissima, al posteriore i piccoli fari e il disegno molto semplice rendono più facile capire la sua età. Nonostante questo, a spiccare in questo esemplare conservato (vi sento: tra poco vi spiego della targa) è l’enorme retronebbia a sbalzo, altro indicatore dell’età dell’auto, e il terminale di scarico che, come potete sentire qui sotto, fa la sua bella figura a livello sonoro.

Anche il colore rosso, unito alla capote manuale in tela e ai cerchi in lega originali da 15 pollici, ai dettagli cromati delle minuscole maniglie (queste, va detto, un po’ scomode da usare) e dei supporti per l’hardtop e a tanti altri piccoli dettagli rendono la Mazda MX-5 NA un’icona per il mondo dell’auto. È lei la Miata più bella di sempre? Ognuno ha le sue preferenze: io faccio fatica a resisterle.
Cruscotto piatto (non crepato), ergonomia perfetta, spazio sorprendente: un back to basics che apre gli occhi
Salendo a bordo dalle piccole portiere nel suo piccolo abitacolo, la prima cosa che mi ha colpito è lo spazio disponibile per chi guida. Prima di questa prova, avevo provato diverse MX-5, sia NB che ND, trovando in entrambe un’abitabilità non esagerata per una persona alta 1,87 metri. Con mia enorme sorpresa, la MX-5 NA è la più comoda e spaziosa di tutte le Miata che ho provato finora (mi manca, purtroppo, la NC: se volete farcela provare, contattateci!). Saranno i sedili particolarmente sottili, l’abitacolo relativamente largo, la plancia compatta o il tunnel non troppo ampio, ma mi sono subito trovato a mio agio.

Il merito è anche del bellissimo sterzo che Federico, il proprietario di questa NA, ha deciso di montare. Si tratta di un Nardi dal diametro ridotto, che si sposa bene con l’indole dell’auto e aiuta a migliorare l’ergonomia. Un limite di questa scelta è però la mia impossibilità di vedere la parte alta degli strumenti in marcia: poco male, andrò a orecchio.
Per il resto, i più attenti avranno notato la presenza del cruscotto piatto, una delle caratteristiche più ricercate dagli appassionati. Questa NA è infatti del 1994, una delle ultime ad avere questo layout più semplice ed elegante. Nonostante avesse il difetto di creparsi piuttosto faclimente, questo esemplare è in ottime condizioni, e mi riporta indietro ad un’epoca dove contava soprattutto l’ergonomia, e poco altro.

Ogni comando è esattamente lì dove te lo aspetti, compreso il tasto per alzare i fari a scomparsa in mezzo alle bocchette dell’aria, così soddisfacente da usare che crea dipendenza. I comandi del clima, ad esempio, sono perfetti da usare anche dopo 30 anni di vita, e il sistema è dotato della rarissima aria condizionata (funzionante, per giunta). Anche la posizione della radio (in questo caso sostituita con un’autoradio moderna con Bluetooth e DAB, dallo stile ben coordinato con l’auto) è perfetta, mentre merita un capitolo a parte stella dell’abitacolo: il cambio.
La leva del cambio è, semplicemente, perfetta. Dimensioni, posizione, feedback, innesti: è davvero un piacere utilizzare questa leva del cambio, complice anche una trasmissione quasi senza difetti. Il quadro strumenti è anche lui ideale, con strumenti chiari, semplici e l’iconica retroilluminazione verde, presente solo sulla NA.

Menzione d’onore anche per la capote: semplice da utilizzare, aprire e chiudere sia da fermi che in marcia, isola più di quanto mi aspettassi a livello termico e acustico, rendendola usabile anche senza un hardtop. Non è male anche lo spazio per i bagagli, con un bagagliaio più profondo e regolare dell’attuale ND e un generoso spazio nell’alloggiamento preposto per la capote.
Meccanica Mazda MX-5 NA 1.8 16v
Ora basta parlare di spazio nel bagagliaio, abitabilità e praticità: la MX-5 muove il cuore, non la testa. Per farlo, però, non utilizza stratagemmi tecnici chissà quanto raffinati, bensì la ricetta che ha fatto innamorare gli appassionati degli ultimi 100 anni. La ricetta è così semplice che sembra quasi banale: motore anteriore aspirato, trazione posteriore, peso ridotto, cambio manuale. Basta. Niente turbo, sospensioni a controllo elettronico, ruote posteriori sterzanti o componenti in carbonio: qui è tutto semplice.
Semplice non vuol dire noioso, anzi. I tecnici Mazda hanno messo tanto impegno e fatica nel realizzare un telaio che fosse quanto più leggero possibile ma che riuscisse ad avere la rigidità torsionale necessaria per divertire su strada. Per questo, il telaio è interamente in acciaio con cofano in alluminio, e le sospensioni sono a doppio braccio oscillante su tutte e quattro le ruote, quando all’epoca tante auto dall’indole sportiva avevano ancora il ponte rigido.
FOTO MOTORE

Il nostro esemplare non rinuncia, però, all’ABS che gestisce i quattro freni a disco e al servosterzo, uniche concessioni (insieme all’aria condizionata) alla modernità. A livello meccanico, invece, l’anno di produzione è un segnale per i miatisti. Nel 1994, infatti, la MX-5 NA ha affiancato al 1.6 B6ZE un motore più prestante, il 1.8 BP. Sotto il cofano trova posto infatti un quattro cilindri derivato dalla 323F GT, con cilindrata di 1.840 cm3, 131 CV e 152 Nm di coppia, scaricati sulle sole ruote posteriori da un cambio manuale a 5 rapporti. Il disegno del coperchio punterie, poi, richiama quella del Bialbero Alfa Romeo dell’Ingegner Busso: inutile allora ribadirlo, ma è proprio un motore bello da vedere.
La sua targa moderna non deve farvi storcere il naso: questo esemplare è stato acquistato in Germania quando il suo proprietario viveva e lavorava in terra tedesca, ed è un’auto nata per il mercato teutonico. Per questo, è stata targata italiana al suo ritorno, ma come indica il cruscotto, introvabile in queste condizioni in Italia, è un’esemplare conservato molto bene.

Non mancano, poi, alcuni upgrade come un sistema di ammortizzatori regolabili Meister R Club Race, un set di bushings più rigidi, una barra duomi sotto il cofano e altre staffe di irrigidimento nonché uno scarico più aggressivo, tutte modifiche fatte durante la permanenza tedesca della vettura. La MX-5, infatti, di serie è molto “paciosa” e tranquilla, già divertente ma pensata per essere facile e utilizzabile nella vita di tutti i giorni.
Uno dei punti di forza della NA, così come di tutte le MX-5, è la possibilità di cucirsi addosso la propria Miata perfetta, scegliendo tra le migliaia di possibilità di personalizzazione, estetica e meccanica, la strada che si vuole seguire. Si può, ad esempio, volere una MX-5 più affilata, come in questo caso, più pistaiola, oppure con un comportamento più sovrasterzante e facile al limite, per massimizzare il divertimento su strada.

Nel caso dei questo esemplare, questa “build” permette alla scoperta giapponese di diventare più affilata, ma non di cambiare indole. Le prestazioni restano, con gli occhi di oggi, discrete: 0-100 km/h in 8,4 secondi e 197 km/h, almeno nel 1994. Il peso, ripartito in maniera perfetta tra anteriore secondo lo schema 50/50, è di 990 kg, ed è questo il vero punto di forza della sua scheda tecnica: la leggerezza.
Prova su strada Mazda MX-5 NA 1.8 16v
Appena ci si siede alla guida e si percorrono 30 metri si capisce tutto. Basta inserire la prima, sentire lo sterzo tra le mani e fare una, singola cambiata, e tutto torna. Le dimensioni lillipuziane, soprattutto in altezza, la presenza di due soli posti, la sua età che la rende ormai una veterana tra le sportive e la sua potenza ridotta, soprattutto in un mondo di auto con medie superiori ai 200 CV, spariscono. Tutti questi miti e preconcetti lasciano spazio ad un semplice sorriso, stampato, per tutta la durata della guida.
Sarà merito del volante con diametro ridotto, ma le sensazioni che questo sterzo è in grado di riportare alle mani e a tutto il corpo sono rapide, sincere, vere, capaci di trasmettere ciò che questa piccola scatoletta giapponese da neanche 1.000 kg (ok, 1.100 kg con me e il pieno…) è in grado di dare. Lo sterzo è molto diretto, più delle NB che ho provato in passato, e unito all’assetto rigido e agli altri miglioramenti apportati da Federico rende la guida di questa specifica MX-5 più hardcore di quanto mi aspettassi.

Nonostante la vettura sia rigida, molto rigida, grazie alla relativa morbidezza del telaio e a delle sospensioni che rimangono permissive, anche in un contesto urbano la MX-5 se la cava alla grande, tra lo sguardo di stupore di tutti che si fermano a guardarla e a fotografarla, nonostante non sia un’auto così esotica. La capote, in perfette condizioni, mi ha favorevolmente stupito: mi aspettavo un isolamento molto peggiore, ma anche con temperature rigide e tratte autostradali si è rivelata più isolante di quanto immaginassi. Anche il motore, che a 110 km/h viaggia sotto i 4.000 giri in quinta, non è così rumoroso, non fosse per il suo scarico “disinvolto”.
Nonostante le temperature, mi sono fatto coraggio e ho fatto ciò per cui la MX-5 è nata: guidare tra le curve con il tetto abbassato. Bastano pochi secondi: tiri due leve, spingi indietro il tetto e può iniziare il gioco, perché di gioco vero e puro si tratta. Non sono mai stato un tipo “da cabrio”, ma guidare guardando il cielo e godendosi le sensazioni di un’auto così piccola e relativamente semplice ma così sincera e viscerale è qualcosa di davvero speciale.

Iniziamo dal telaio e dalle sospensioni. Rispetto alla successiva NB, la NA è più reattiva, più “giocattolosa”, più rapida nelle sue reazioni, soprattutto contando le modifiche effettuate a livello ciclistico su questo esemplare. Ciò significa che lo sterzo è iper-diretto e comunicativo, e che l’agilità tra le curve è il suo vero punto di forza, ma anche che farla partire di traverso, senza controlli di trazione, è molto, molto facile. La sua leggerezza (non esasperata, va detto) è un vero elisir contro le auto sempre più pesanti che ci propina il istino attuale. Guidare una due posti da neanche una tonnellata rimette in pace con il mondo dell’auto, ricordando cosa davvero ci piace di questi oggetti così apparentemente inerti, ma così tanto capaci di suscitare emozioni.
Ad aiutare in questa “missione” ci pensa anche il motore. Il 1.8 non è un mostro di coppia, ma ha una grande elasticità, è molto rotondo e pastoso e quando si spinge fino a limitatore restituisce tanto non solo in termini di sound, davvero inebriante in questo caso, ma anche di sensazioni. Nonostante non sia veloce, e nonostante non sia la star dell’auto, il 1.8 (anche in questa veste “stock”) sa coinvolgere chi guida e, se si accelera con l’auto impegnata, non ci mette molto a far andare la piccola NA in sovrasterzo.

In questi casi, ovviamente, il passo corto la rende piuttosto rapida nelle reazioni, ma lo sterzo diretto e con una demoltiplicazione limitata, un punto morto centrale quasi assente e la reattività del pedale dell’acceleratore (a cavo, ovviamente) permette di prendere in fretta dimestichezza con le sue reazioni, ed entrarci in confidenza molto presto.
Ciò che mi ha dato più soddisfazione, però, è senza dubbio il cambio. Mi sbilancio: per il momento e per la mia ancora limitata esperienza, è il migliore che abbia guidato. Sebbene i cambi delle NB che ho guidato siano quasi identici, secondo il mio gusto personale, quello della NA, di questa NA, è pressoché perfetto. I rapporti sono corti e ravvicinati, perfetti per avere il 1.8 sempre pronto, ma non troppo corti, permettendo così di giocare con gli innesti e con le cambiate a seconda dello stile di guida che si vuole utilizzare. La triangolazione acceleratore-frizione-leva, poi, rende ogni cambiata una sinfonia tra punta-tacco, suono meccanico dell’innesto e conseguente risata di compiacimento.

Effettuare tre scalate di fila, dalla quinta alla seconda, su una MX-5 NA permette di dimenticarsi di tutti i problemi, delle preoccupazioni, delle insicurezze della vita, portandoti in un mondo dove conta solo quel momento di effimera gioia tra una marcia e l’altra. Perfezionare la doppietta, qualcosa di estremamente semplice per via della rapidità dell’acceleratore e della naturalezza che trasmette quest’auto, è qualcosa di semplicemente impagabile.
Ho avuto la possibilità di guidare per tre giorni consecutivi quest’auto, e non me ne sono mai stancato. Il piacere di guida qui è nella sua forma più pura e più meccanica. Non posso dimenticarmi di dirvi anche come l’anteriore sia molto preciso, il posteriore leggero ma stabile quando si cerca la guida più pulita, di come i freni siano potenti il giusto e ben modulabili, e di come si riescano a fare i 10 km/l, indipendentemente dallo stile di guida.

Ciò che voglio trasmettervi principalmente è questo trasporto, questa stretta connessione con la meccanica e con la guida nella sua accezione più pura che si prova alla guida di una MX-5, soprattutto di una NA. Non importa neanche il contesto, se si tratta di un banale casa-lavoro, di un viaggio lungo o di un passo di montagna gustoso. Nonostante non sia la più veloce (anzi), la più esotica, la più ricercata o raffinata auto da tempo sul giro, la MX-5 ha da sempre una caratteristica unica: la sua personalità ben distinta.
Nonostante sia una “giapponese perfettina”, come la definiscono in molti, se si ha la voglia e l’attenzione di non fermarsi alle prestazioni si scorge facilmente la sua spiccata indole divertente, giocosa, che non si prende troppo sul serio. Tutto ciò rende una Miata, una Na un oggetto divertente, emozionante, viscerale e unica nel panorama automobilistico mondiale. Guidarla è un piacere unico, e bastano due cambiate per innamorarsene e tenerla sempre nel cuore.
Prezzi Mazda MX-5 NA 1.8 16v: prendetene una, se potete
Per molti, la MX-5 è la migliore auto sportiva che sia mai stata creata. Non so se mi spingerei a sbilanciarmi così, perché ci sono tantissime auto, che non vedo l’ora di provare, che possono darle del gran filo da torcere. Sicuramente, non è un’auto “da poco”, né una sportiva per chi non ha i soldi per permettersi qualcosa di più, ma bensì l’opposto. La Eunos Roadster (questo il suo nome in Giappone) è l’esempio che, con relativamente poche risorse ma avendo una visione, un obiettivo e delle idee ben chiare, si può creare un’automobile eccezionale.
Cosa intendiamo con “poche risorse”? Nel 1994, in Italia, una Mazda MX-5 1.8 16v costava 37.500.000 lire, ovvero poco meno di 20.000 euro al cambio odierno. Per una BMW Z3, ad esempio, servivano almeno 52.000.000 di lire, circa 27.000 euro, mentre le altre scoperte rivali come la Alfa Romeo Spider o la MG F, per citarne un paio, superavano i 50.000.000 di lire. Solo la FIAT Barchetta, con la sua trazione anteriore e gli stessi 131 CV, aveva lo stesso prezzo.
Oggi, i prezzi per una Mazda MX-5 NA, soprattutto se 1.8, si avvicinano pericolosamente al listino che la contraddistingueva da nuova. Secondo le quotazioni ufficiali, infatti, una MX-5 NA 1.8 parte da 14.000 euro, con gli esemplari perfetti che superano i 18.000 euro.

Quanto si può pagare una MX-5 NA? Oggi, per un esemplare come quello che abbiamo provato servono almeno 15.000 euro, mentre le più economiche 1.6 possono partire da meno di 8.000 euro per esemplari da rivedere per arrivare ai 12.000 euro di vetture in ottime condizioni. Il tempo delle MX-5 da 3.000 euro, ormai, è finito anche per le successive NB, che sebbene non valgano come la prima generazione richiedono un investimento di almeno 9-10.000 euro per una 1.8 (le 1.6 partono da 7.000 euro per esemplari in condizioni discrete).
Certo, ci sono anche esemplari di Miata più economici, ma spesso costano così poco per il vero nemico di queste piccole vetture: la ruggine. Tra passaruota “con le bolle”, fondi bucati e, soprattutto, i brancardi laterali, i più delicati e problematici, le MX-5 sono state e sono decimate dalla ruggine. Attenzione quindi a trovarne una con meno ruggine possibile, perché ripararle, nonostante le quotazioni in ascesa, può costare migliaia e migliaia di euro.

La MX-5 NA, quindi, arrugginisce facilmente, non è veloce, ha due posti e non è la più pratica auto sul mercato, ma ha anche dei difetti. Questa piccola giapponese a trazione posteriore è un oggetto di culto, amata in tutto il mondo. Spesso, incontrare questi miti può essere deludente. In questo caso, è stato una rivelazione, una conferma di tutto quello che di buono si dice della MX-5 da 36 anni.
La Miata, comunque, non è per tutti. Bisogna amare la guida nella sua forma più viscerale, essere disposti a faticare per andare forte e divertirsi, saper apprezzare la leggerezza, le sensazioni che trasmette, la meccanica che c’è dietro. Se si vuole andare tanto forte, magari farlo con poco sforzo, o si cerca qualcosa di fuori dal comune, qui si è fuori strada. La MX-5 è un concentrato di tutto ciò che fa delle auto qualcosa di speciale, una ricetta così semplice, apparentemente facile da replicare, ma così ben riuscita da sembrare la più complessa e ricercata al mondo, che tanti hanno copiato ma nessuno ha mai replicato alla perfezione.
Pro e contro Mazda MX-5 NA 1.8 16v
Pro
- Guida viscerale e autentica
- Cambio semplicemente perfetto
Contro
- Costano (quasi) più di quando erano nuove
- Soffrono tanto la ruggine
Scheda tecnica Mazda MX-5 NA 1.8 16v
- Lunghezza 3,95 metri
- Larghezza 1,68 metri
- Altezza 1,23 metri
- Passo 2,27 metri
- Posti 2
- Bagagliaio 160 litri
- Motore 1.8 quattro cilindri aspirato benzina bialbero
- Potenza 131 CV
- Coppia 152 Nm
- Cambio manuale a 5 marce
- Trazione posteriore
- Differenziale autobloccante meccanico
- Sospensioni anteriori indipendenti a doppio braccio oscillante
- Sospensioni posteriori indipendenti a doppio braccio oscillante
- Peso in ordine di marcia 990 kg
- Pneumatici montati sull’esemplare provato
- Accelerazione 0-100 km/h in 8,7 secondi
- Velocità massima 197 km/h
- Consumo medio omologato 11,4 km/l
- Capacità del serbatoio 48 litri