Il governo ci riprova. O meglio, finge di riprovarci. Il 5 marzo si riunirà il Tavolo Automotive per discutere, tra le altre cose, degli incentivi 2025. Che, attenzione, non ci saranno. O forse sì, ma in un’altra forma. Oppure no, perché “il tempo del bonus è finito” – parola del ministro Urso, il quale ha scoperto che i sussidi all’acquisto non hanno aiutato la produzione.
Eureka! Peccato che, nel frattempo, i consumatori siano rimasti impigliati nella solita tela di annunci, smentite e click day che negli anni hanno trasformato il mercato dell’auto in un esercizio di pazienza zen. Molti aspettano ancora gli incentivi, senza sapere che non ci sono, o che saranno destinati a chi produce e non a chi compra. In pratica: se volete un’auto nuova, arrangiatevi. Ma se fabbricate bulloni a Melfi, forse, qualcosa vi arriva.
Nel frattempo, Stellantis gioca a scacchi con le fabbriche italiane e l’Unione Europea annuncia un piano d’azione per l’industria automobilistica. Sullo sfondo, il solito balletto: le case automobilistiche che piangono miseria, il governo che promette (senza promettere), e il mercato che annaspa nell’incertezza. Perché il vero incentivo, in Italia, è sempre lo stesso: l’attesa di un miracolo che non arriva.