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Manutenzione della moto: gli attrezzi giusti da tenere in garage

Dopo lo straordinario successo dello scorso week-end a Milano, la carovana di 100 nuove Twingo arriva a Roma inondando di brio la città per tutto il week-end del 27/29 marzo per un test drive gratuito e del tutto innovativo.
Tempo di lettura: 7 minuti

Vediamo in questo articolo, cosa serve per provvedere in prima persona alla manutenzione della propria moto a livello di attrezzatura più o meno specialistica.

Ciò che molto spesso distingue l’appassionato dal comune motociclista è l’amore per la meccanica e il “fai da te”. A parte qualche sparuta eccezione, difficilmente chi si trova a cavalcare moto non conosce almeno nei rudimenti la meccanica del proprio mezzo, e tantissimi sono quelli che effettuano almeno la manutenzione ordinaria della moto nel garage di casa.

Dedichiamo perciò questo articolo a tutti quelli che ancora oggi hanno timore di mettere mano sulla propria moto, o che da tempo assaporano l’idea di realizzare una piccola officina casalinga, cercando di approntare un piccolo manuale di riferimento sull’attrezzatura da scegliere e l’organizzazione da seguire nel proprio garage.

Le chiavi necessare alla manutenzione della moto

In primis, potete equipaggiare la vostra officina di tutto l’immaginabile, ma quello che vi servirà veramente lo scoprirete solo nel momento del bisogno. Ecco perché è inutile cercare di approvvigionarsi di ogni attrezzatura all’inizio: man mano che i lavori procederanno, vi renderete conto di cosa vi serve realmente e potrete procurarvelo risparmiando tempo e salute.
In secondo luogo, in officina non si butta via mai niente: viti, guarnizioni, spezzoni di tubo… Ogni residuo delle lavorazioni, se ancora servibile, va conservato, perché la volta successiva potrebbe rivelarsi la chiave per risolvere un nuovo problema e, a quel punto, potrebbe essere troppo tardi per rimpiangere di averlo gettato via.

Allo stesso modo, è inutile riempirsi preventivamente di un esagerato assortimento di bulloni e rondelle che non serviranno mai: la dotazione crescerà spontaneamente nel tempo, arricchendosi unicamente dei componenti più utili e di uso ricorrente. Il primo passo è, dunque, quello di rifornirsi degli attrezzi essenziali: sono ovviamente bandite a priori le dozzinali cassette multiuso “da supermercato”.

L’attrezzatura che contengono, infatti, può andare bene per montare una mensola in casa o per giocare al meccano, ma mettere le mani su una motocicletta richiede strumenti di maggiore e comprovata qualità, come quella offerta da Beta.

Al riguardo, vale sempre il principio del “chi più spende, meno spende”: un attrezzo scadente, infatti, da un lato può rompersi nel momento meno opportuno, dall’altro può rovinare, con conseguenze spesso drammatiche, le viti e i bulloni su cui va ad agire.

Una chiave inglese di marca può costare da sola quanto e più di un set di attrezzi scadente, ma nel momento del bisogno può rivelarsi un buon investimento.

Per questo motivo, vale quanto detto per la minuteria: magari rinunceremo ad avere la serie completa delle chiavi inglesi, ma acquisteremo solo quelle che ci servono da un buon ferramenta, scegliendo tra le marche e i materiali migliori.

Anche l’officina più modesta non può rinunciare alle chiavi inglesi di uso comune: tra queste, ovviamente, quelle di diametro compreso tra 8 e 15 mm, vale a dire quelle che servono ad allentare e stringere le viti, i dadi e i bulloni più diffusi sulle nostre motociclette.

Una buona scelta è quella di acquistare chiavi di tipo combinato, cioè dotate di un’estremità aperta e una chiusa (a occhiello), quest’ultima di maggiore affidamento specie in caso di serraggi particolarmente intensi.

Di più recente introduzione sono le chiavi combinate a cricchetto, di assoluta e impareggiabile praticità, nelle quali l’occhiello è dotato di una ruota libera che consente il blocco automatico in una direzione di rotazione: in questo modo, non è più necessario sfilare e reinserire la chiave a ogni manovra, il che risulta assai comodo nel caso di un accesso difficile al dado o bullone. Le chiavi a cricchetto sono preferibili a quelle inglesi tradizionali.

A tale riguardo, è bene ricordare che le classiche chiavi aperte vanno usate con moderazione e, comunque, solo per serraggi che non richiedano o presentino particolare intensità.

Il livello superiore di equipaggiamento è costituito dalle bussole poligonali: anche in questo caso, conviene diffidare dai kit commerciali, nei quali il maggior punto debole è rappresentato dagli inserti e dai cricchetti.

Questi ultimi devono essere particolarmente robusti, specie per quanto riguarda il meccanismo della ruota libera, poiché il suo improvviso cedimento può rivelarsi pericoloso anche per l’operatore. Esistono inoltre bussole con innesti di diversa misura: per le nostre moto sceglieremo quelli da 1/4” e 1/2”, senza dimenticare che maggiore è la coppia di serraggio, maggiore dovrà essere la sezione dell’innesto, al fine di evitare la rottura più che giustificata dello stesso.

Come per le chiavi inglesi, anche per le bussole esistono componenti di bassa, media e alta qualità: in questo caso, il pericolo di danneggiamenti è comunque minore, ma vale sempre il principio già ricordato che consiglia di fare un buon investimento fin da subito.

La chiave dinamometrica

Il livello supremo del serraggio prevede l’adozione di una o più chiavi dinamometriche. L’utilizzo della chiave dinamometrica è richiesto sempre sui componenti critici del motore. Diciamo subito che la misura del serraggio è tanto più importante quanto lo è la funzione dell’accoppiamento su cui andiamo a operare: vale a dire che una di una staffetta può anche essere serrata “a sensazione”, ma non certo un prigioniero del motore.

La dinamometrica, come recita peraltro il nome, è una chiave in grado di misurare la forza, o meglio la coppia di serraggio applicata a una vite o a un bullone.

Beta officina moto

Sebbene l’aspetto sia quello di un normale cricchetto per bussole poligonali, nel manico della dinamometrica è contenuto un preciso sistema equipaggiato di una molla calibrata in grado di “scattare” nel momento in cui si raggiunge la coppia di serraggio desiderata.

Altri strumenti essenziali

Per un corretto controllo della moto potrebbe tornarci utile un cavalletto o se si hanno molti mezzi un ponte sollevatore elettroidraulico da moto, con relativo blocca ruota. Non secondario un mantenitore di carica per evitare che la batteria si scarichi durante il lavoro o d’inverno.

Coloro i quali sostituiscono i pneumatici dovranno dotarsi di equilibratrice statica per pneumatici e di bussola esagonale per dadi ruota. Per le catene fondamentale il kit di smagliatura e ribaditura catene.

Manutenzione moto: tutti i controlli periodici da eseguire

Effettuare dei controlli di manutenzione moto è un’operazione periodica che può portare via del tempo, ma risulta essere essenziale per garantire il buon funzionamento del proprio veicolo personale.

Voler curare il mezzo di trasporto che si è faticosamente acquistato pare, il più delle volte, come una prassi di volontà personale. Alcuni controlli, però, sono stabiliti per legge soprattutto con l’intento di ridurre i rischi di malfunzionamento della moto durante le operazioni di guida. Tale fine mira a mettere in sicurezza la vita del motociclista alla guida ed anche di chi con egli interagisce sulla strada.

Alcune iniziative fai da te a volte solo efficaci per svolgere le azioni più appropriate. Un motociclista che vuole tenere sono controllo il buon funzionamento del suo mezzo, può reperire tramite la rete di internet una serie di informazioni inerenti alla materia (blog, siti di motori ecc).
Del resto, le motovetture per molti sono ritenuti un lusso, a differenza delle automobili: come un qualcosa che si acquista in più, per piacere; e dunque pare fondamentale procedere con la manutenzione moto per salvaguardarne l’integrità.

Beta officina moto cavalletto

Manutenzione moto: cosa monitorare

Già dalla prima volta in cui osserviamo la nostra motocicletta possiamo effettuare dei test per valutare se vi sono anomalie da risolvere.
Osservando il perimetro visivo della moto, infatti, si può verificare la presenza o meno della simmetria essenziale delle forme. Stessa cosa vale per il manubrio ed il disallineamento delle ruote, che sono fattori da monitorare costantemente anche con il passare del tempo.
Operazione basica da seguire per valutare la presenza o meno di problemi è quella di controllare la presenza di perdite di qualsiasi liquido. In tal senso, lasciare la moto a motore spento sempre nello stesso punto, può essere una delle soluzioni che facilita il monitoraggio di eventuali perdite: possibili macchie sul suolo sarebbero facilmente associabili alla moto in questione.

Con una piccola luce apposita, possiamo verificare lo stato dei vari fili e cavi di collegamento presenti nella struttura interna della moto. Questo controllo è consigliabile soprattutto nel caso in cui il veicolo in passato sia stato oggetto di manutenzioni o lavori precedenti. I fili rattoppati con il tipico nastro isolante nero o con giunture di ogni tipo, devono essere obbligatoriamente sistemati in modo idoneo.
Eventuali contatti tra i conduttori potrebbero provocare cortocircuiti e malfunzionamenti all’impianto elettrico. I rischi che questi problemi possono portare sono gravi: in particolare, il contatto tra fili non adeguatamente isolati generalmente aumenta i rischi di incendio.

A volte, strani ed insoliti odori di bruciato possono velocizzare le operazioni di manutenzioni periodiche, anche se in realtà bisognerebbe effettuarle costantemente ed indipendentemente dai segnali che si percepiscono. Molti dei problemi, infatti, avvengono nel momento in cui si riesce a preventivare una problematica o a percepire difficilmente il rischio.

Una volta saliti sulla sella della motovettura possiamo effettuare un altro controllo importante per la manutenzione moto, ovvero la verifica dell’ammortizzatore anteriore in fase di discesa. Possiamo iniziare la manutenzione riversando il nostro peso verso il manubrio, mentre viaggiamo in una strada in discesa. Bisogna controllare che l’ammortizzatore non arrivi a fine corsa. Possiamo metter delle fascette negli steli anteriori per vedere la posizione di fine corsa.

Beta mantenitore carica moto

Altro elemento essenziale è quello dei pneumatici: l’usura può provocarne l’assenza di aderenza a contatto con l’asfalto. Tra le motivazioni ci sono sia l’utilizzo ininterrotto degli stessi pneumatici, che le condizioni climatiche. In tal senso, fa parte delle possibili operazioni di manutenzione anche l’installazione di gomme adatte agli specifici periodi dell’anno.
In maniera particolare durante l’inverno, da metà novembre a metà aprile, alcuni motociclisti montano delle gomme invernali. Esse servono a ridurre i rischi in frenata, nelle curve e soprattutto in discesa. Altrimenti è sufficiente verificare lo stato di usura e procedere con la sostituzione una volta accertata l’eccessiva deteriorazione.

In ogni caso, però, conviene controllare oculatamente la pressione dei pneumatici consigliato dal libretto di istruzione della moto in questione. I parametri, infatti, variano da veicolo a veicolo, in base al modello ed alla casa di produzione. Si possono notare, con il passare del tempo, diverse screpolature o parti in cui la gomma è arricciata. Non si può aspettare troppo ad intervenire, la manutenzione della moto deve essere svolta tempestivamente.

Anche la pulizia è importante: essa deve esser mantenuta per salvaguardare la moto e le sue parti. Con circa 50 euro è possibile acquistare il materiale occorrente: l’elemento più importante è senz’altro l’apposito shampoo per moto.

Quando rivolgersi ad un esperto

Quelle sopracitate sono tutte tecniche per cui il motociclista può intervenire direttamente per eseguire una manutenzione moto, qualora abbia buona praticità e manualità. Di solito, però, è conveniente trasportare la moto in una officina autorizzata e porre sotto controllo tutti i parametri indicati dai professionisti del mestiere.
Le moderne attrezzature, nel caso delle officine più attrezzate, ormai possono rapidamente individuare la presenza di anomalie da risolvere. Anche il collaudo può essere considerato come un’operazione di revisione: se si parla di scooter o di moto di piccola cilindrata, esso si esegue a quattro anni dalla prima immatricolazione, per poi procedere con ricorrenza biennale. La medesima tempistica vale anche per quei mezzi che fanno parte della categoria dei mezzi d’epoca.

Tutti i veicoli a motore, secondo l’articolo 79 del Codice della Strada, devono rispettare l’imposizione di sottostare a collaudo obbligatorio. I controlli, quindi, sono convenienti per salvaguardare la sicurezza di chi usufruisce del mezzo ed anche per rispettare la legge: in caso di mancata aderenza alle norme di collaudo, il guidatore di una moto è soggetto ad una multa che può variare dai 159 euro ai 639 euro.
Il costo dell’operazione di revisione, invece, è pari a 66,80 euro presso i privati ed a 65,25 euro presso le agenzie ACI dislocate lungo tutto il territorio italiano.

Le prove di collaudo generalmente sono cinque:
– la frenata;
– la prova fonometrica da effettuarsi con un fonometro;
– la prova di analisi dei gas di scarico, per mezzo di un analizzatore di gas. Tale prova è atta a garantire il non superamento dei limiti consentiti dalla legge per quanto riguarda l’inquinamento;
le prove visive, che riguardano l’illuminazione e le luci e dei fari e del telaio della moto

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