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MAUTO e ADI Design Museum ripercorrono le origini del car design

Tempo di lettura: 3 minuti

Milano e Torino, due città che si sfidano e si ammirano allo stesso tempo. All’interno delle rispettive sedi, MAUTO e ADI Design MuseumCompasso d’Oro di Milano organizzano una mostra capace di mixare industrial e car design: scuola milanese e torinese una di fronte all’altra. La ricorrenza sono i 50 anni da quando il MoMa di New York decise di installare nella sua collezione permanente la prima automobile, una Cisitalia 202.

Lo stile torinese, all’epoca era il trionfo delle storiche “carrozzerie” sabaude, conquistò in men che non si dica il pubblico americano. Nata nel 1946, era già stata esposta al MoMA nel 1951, in una celebre mostra insieme a sette altre vetture. Definite “sculture in movimento” erano le prime a varcare i cancelli di un tempio dell’arte.  Da qui le due mostre speculari di Milano e Torino: a Milano – da giovedì 24 novembre 2022 a domenica 8 gennaio 2023 – una Cisitalia 202 rossa, identica a quella nella collezione del MoMA, sarà esposta nella galleria del Compasso d’Oro, in un allestimento che rievoca il MoMA degli anni ’70.

Così il MoMA, nelle parole di Paul Galloway, ha voluto sottolineare il significato di questa ricorrenza: “Cinquant’ anni fa il Museo d’Arte Moderna accolse la prima vettura nella sua collezione permanente. Un’auto di straordinaria bellezza, archetipo dello stile moderno, dell’ingegneria e dell’artigianalità. Mezzo secolo dopo, la Cisitalia 202 continua ad affascinare il pubblico che arriva al MoMA. Testimone dello spirito creativo del design italiano di fama mondiale, questa vettura indimenticabile occupa un posto unico nella storia dell’arte moderna. Siamo orgogliosi di presentare, nel nostro museo, questo veicolo iconico. Partecipo con piacere e orgoglio alle celebrazioni e alle iniziative che si svolgono a Milano e Torino in occasione di questo anniversario”.

Il design dell’auto“, osserva Luciano Galimberti, presidente di ADI Associazione per il Disegno Industriale, “storicamente è stato a lungo legato al disegno della carrozzeria. Ma è proprio qui che il design italiano si è distinto molto presto nel concepire contenuti tecnici ed estetica come un insieme inscindibile, su cui vive il successo dell’auto come oggetto della vita quotidiana. Non solo forma, ma un nuovo rapporto delle persone con l’auto, ricco di significati funzionali ma anche psicologici, e oggi – inevitabilmente – etici. Questo è stato il concetto di base che ha sempre ispirato le scelte delle giurie del Compasso d’Oro ADI, e il contributo importante che il design italiano dà al settore parte ancora oggi da questa concezione globale del modo di progettare l’automobile. In omaggio a questa tradizione di progetto ADI Design Museum ospita una mostra sulla prima automobile – un’auto italiana – entrata a far parte della collezione di design del più importante museo di arte contemporanea del mondo.

Parallelamente, da martedì 29 novembre a domenica 26 febbraio, nei locali del Museo Nazionale dell’Automobile viene riservato ampio spazio alla Cisitalia 202: obiettivo è indagare il rapporto “design-car design” esponendo per la prima volta una selezione di opere dei massimi stilisti dell’automobile, quando hanno esplorato ambiti diversi.  

Il percorso si compone di dieci isole espositive, ciascuna dedicata a un car designer: Rodolfo Bonetto, Giorgetto Giugiaro, Italdesign, Paolo Martin, Pio Manzù, Pininfarina, Giovanni Savonuzzi, Franco Scaglione, Tom Tjaarda. Seguono cinque omaggi al lavoro dei maestri Achille Castiglioni, Marco Zanuso, Toshiyuki Kita, Ron Arad e Peter Raacke correlato in vario modo al car design.  Concludono la visita cinque vetture premiate con il Compasso d’Oro e una riflessione sulle motivazioni della giuria.

Il Compasso d’Oro premia la Fiat 500 di Dante Giacosa nel 1959” – ha scritto Giosuè Boetto Cohen, curatore della mostra. “Nel 1960 onora, un po’ a sorpresa, la Abarth 1000 di Zagato.  Ma per rivedere un’automobile sul podio del design italiano bisognerà attendere ventuno anni e la Panda di Giugiaro, nel 1981. L’assenza durata un quarto di secolo non è casuale. E invita a indagare il complesso rapporto tra design e car-design, l’alta scuola milanese e ciò che è successo a Torino nella grande fabbrica.

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