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Mini John Cooper Works GP: la storia delle tre generazioni

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Dal 2006 i fan di Mini sanno che ogni 6 o 7 anni devono aspettarsi una bella sorpresa. In realtà tutti gli amanti delle hot hatch attendono con impazienza questo momento, che coincide con il debutto della versione speciale John Cooper Works GP, una serie limitata dall’indole corsaiola rivolta agli amanti delle divertenti ed essenziali utilitarie a trazione anteriore, che a dispetto delle dimensioni ridotte sa cavarsela più che bene in pista. La terza serie della GP ha debuttato pochi giorni fa al Salone dell’auto di Los Angeles 2019 (sarà in vendita da marzo), quindi non c’è occasione migliore per ripercorrere la storia di questo modello.

Mini John Cooper Works GP – 2006

Mini John Cooper Works GP

La prima generazione della John Cooper Works GP (nota con il codice di progetto R53) è sul mercato a luglio 2006. Rispetto alla Cooper S, dalla quale deriva, è più leggera grazie all’eliminazione del divano e ha un assetto più preciso che la rende imprendibile fra le curve, dove può far valere anche l’aerodinamica rivista: a spiccare è soprattutto la grande ala posteriore. Il motore è il 1.6 da 218 CV, sovralimentato tramite compressore volumetrico, mentre il cambio manuale si avvale del differenziale autobloccante per migliorare la trazione fra le ruote anteriori.

Mini John Cooper Works GP – 2012

Mini John Cooper Works GP

La GP ritorna nel 2012 sempre con un motore 1.6 da 218 CV, ma dotato del turbo: l’accelerazione 0-100 km/h viene portata a termine in 6,3 secondi e la velocità massima raggiunge i 242 km/h. Il look è sempre corsaiolo, per effetto dei fascioni maggiori, dell’assetto ribassato e della grande ala posteriore, mentre l’interno è ancora privo del divano. La trasmissione è affidata ad un cambio manuale a 6 rapporti. Sono presenti sospensioni ribassate di 2 cm, ruote di 17” e dischi freno anteriori maggiorati a 33 cm.

Mini John Cooper Works GP – 2019

Mini John Cooper Works GP

La produzione sale dai 2.000 esemplari delle prime due generazioni ai 3.000, segno che i clienti apprezzano la formula senza compressi della GP. Mini perciò va incontro ai suoi clienti e realizza un’auto decisamente estrema, non soltanto nel look (l’ala posteriore è ancora più ampia e aggressiva) ma anche nell’assetto: oltre all’ormai celebre barra di rinforzo posteriore al posto del divano, ci sono supporti i supporti a giunto sferico per le sospensioni (migliorano la precisione di guida). Il motore è un 2.0 turbo da 306 CV, il più potente di sempre mai montato su una “GP”, mentre il cambio non è più manuale ma automatico a otto velocità: la GP terza serie scatta da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi e raggiunge i 265 km/h.

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