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Motore Diesel in pensione? A guardare questi dati, non è per niente scontato

Tempo di lettura: 2 minuti

Con la transizione elettrica che prende sempre più piede, il numero di vendite che interessa le vetture ibride e 100% elettriche è sempre più in crescita. Questo fenomeno si manifesta quasi esclusivamente per quel che concerne il mercato delle auto nuove, mentre a tener banco tra quelle usate è ancora il Diesel. Questo tipo di alimentazione, da tutti ormai etichettata come datata, resiste agli effetti della transizione elettrica stando a quanto riportato sul rapporto Unrae.

Il rapporto Unrae dimostra che il Diesel resiste

Nel primo quadrimestre 2022 le immatricolazioni di auto nuove con motore Diesel sono crollate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente registrando un -37,8%. Nonostante l’impennarsi dei prezzi del gasolio, ci sono ancora i fedelissimi del Diesel, i quali soprattutto in alcune parti d’Italia hanno acquistato notevoli quantità di vetture usate. Dai report Unrae emerge come, ancora, quasi una compravendita su due (il 49,3%), nel primo trimestre 2022, interessi una vettura Diesel, quindi sul mercato secondario la discesa risulta essere tre volte più lenta che non sulla piazza del nuovo, nonostante si tratti di veicoli che hanno compiuto già quasi dieci anni di circolazione. Questo significa che buona parte dei Diesel usati che trovano un nuovo proprietario ha classe di omologazione pre Euro 6.

Diesel, un’alimentazione apprezzatissima in Italia

Gli italiani hanno sempre avuto delle esigenze che hanno portato facilmente gli automobilisti ad optare per i motori Diesel. Se da un lato numerosi italiani manifestano l’intenzione di liberarsi della propria auto a gasolio, vista come una inopportuna patata bollente, è altrettanto vero che un acquirente lo trovano con relativa semplicità, in quanto i piani di dismissione sono fortemente localizzati nei grandi centri, dando quindi una “seconda possibilità” ai motori Diesel soprattutto nelle piccole città ed al Sud. Il tutto si attarda anche per via dei pochi box dotati di ricarica domestica, l’insufficiente numero di colonnine pubbliche e le scarse risorse economiche necessarie per l’acquisto di un’auto nuova.

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