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Opel Astra e Kadett by Bertone: la collaborazione con il carrozziere italiano

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Quando, venti anni fa, nel 2000, fu presentata la Opel Astra Coupé, il nuovo modello costituiva una ulteriore tappa della fortunata collaborazione tra la Adam Opel AG e la Carrozzeria Bertone, una collaborazione che associava eccellenze dello stile italiano e della tecnologia tedesca. Prima espressione concreta di questa collaborazione era stata la Opel Kadett-E Cabrio. Presentata nella Primavera 1987, questa versione scoperta, caratterizzata da un vistoso roll-bar, ampliò il successo della berlina, una “bestseller” eletta Auto dell’Anno 1985. In quattro anni ne furono prodotti circa 60.000 esemplari della sola Cabrio.

Uscita di produzione la Kadett, nel 1993, Bertone “scoprì” anche la nuova Opel Astra-F realizzando una confortevole convertibile con una immagine molto classica. Per fare ciò, utilizzò come punto di partenza il pianale della berlina 4 porte che era la versione più lunga della gamma. In questo modo il maggior spazio a disposizione permetteva di ospitare la capote completamente ripiegata in uno speciale scomparto ricavato alle spalle dei sedili posteriori, lasciando allo stesso tempo l’abitacolo del tutto disponibile. Dopo aver presentato, come detto, la versione coupé di Opel Astra-G nel 2000, tre anni dopo Bertone realizzò una Cabrio, completando così una gamma che già comprendeva una berlina a 3 porte, due berline a 2 e 3 volumi, una station wagon.

Tutte queste vetture furono in gran parte prodotte nello stabilimento Bertone di Grugliasco (Torino) dove dalla Opel e da suoi fornitori di fiducia arrivavano parti da modificare e da assemblare come componenti meccaniche e molti lamierati. Questa collaborazione impose alla Bertone l’adozione dei concetti e dei processi di produzione della Casa tedesca. Furono adottati, ad esempio, i punti di controllo qualità che erano una caratteristica di ogni impianto Opel.

1987: la prima Cabrio by Bertone

Kadett Cabrio

Il grande roll-bar era senza dubbio l’aspetto più appariscente della Opel Kadett-E Cabrio del 1987 e al tempo stesso l’espressione visibile dell’impegno che i progettisti italiani e tedeschi avevano dedicato alla sicurezza. Da un lato la presenza di questa struttura in acciaio saldato al pianale proteggeva i passeggeri in caso di ribaltamento, dall’altro aumentava la robustezza della struttura delle fiancate. Il roll-bar forniva inoltre un ideale punto di attacco superiore per le cinture di sicurezza. «Grazie ai rinforzi montati sulle porte e sul tunnel centrale e ai longheroni sul cruscotto» spiegava all’epoca Gunter Zech, direttore del Centro Sicurezza Opel «è stato possibile ottenere una sicurezza paragonabile a quella della berlina. In questi punti sono stati saldati elementi scatolati che garantiscono la solidità della scocca anche senza la presenza del tetto in acciaio».

Opel e Bertone riuscirono a ottenere anche un coefficiente di penetrazione (Cx) particolarmente buono per una vettura aperta (0,35 a capote chiusa, 0,37 a capote ripiegata) che minimizzava fra l’altro i vortici d’aria nell’abitacolo con il tetto abbassato e la rumorosità in velocità. La capote era costituita da tre strati e offriva quindi un perfetto isolamento termico che permetteva di utilizzare la Opel Kadett-E Cabrio anche con temperature esterne molto rigide. Una volta ripiegata, sporgeva di solo 12 cm oltre il bordo superiore della carrozzeria.

1993: anche Opel Astra “perde la testa”

Opel Astra cabrio

Resistenza torsionale e rigidità in caso di urto furono gli aspetti posti in primo piano nello sviluppo della versione Cabrio di Opel Astra-F del 1993 che si distingueva dalla Kadett-E Cabrio per l’assenza del grande roll-bar. La carrozzeria incorporava infatti numerosi rinforzi strutturali che ne accrescevano la solidità e speciali soluzioni di sicurezza passiva come le doppie barre inserite nelle porte a protezione contro gli urti laterali e le zone anteriore e posteriore deformabili.

Una particolarità era rappresentata dal tonneau cover che si poteva facilmente sganciare grazie agli speciali bottoni automatici e a due gusci esterni in plastica rigida. Solo la sezione centrale era in plastica morbida. Tre cinghie elastiche sospese attraverso l’apertura favorivano a loro volta il montaggio del tonneau cover e impedivano che potesse essere strappato via dal vento.  Non appena il tonneau cover era fissato per mezzo dei fermi a pressione, si attivava un dispositivo elettrico di sicurezza che impediva l’azionamento accidentale del meccanismo della capote.

2000: quando Astra divenne anche coupé

La linea di Opel Astra Coupé, esposta in anteprima mondiale al Salone di Francoforte nel Settembre 1999, rappresentava un’evoluzione della dinamica forma della berlina. L’intelaiatura delle porte e il secondo montante del tetto di colore nero si fondevano in un unico elemento stilistico laterale, mentre la maggiore inclinazione del parabrezza e la forma aerodinamica (Cx = 0,28) trasmettevano un’immagine di forza e di sobria eleganza.

Per realizzarla, i progettisti erano intervenuti sull’autotelaio della berlina abbassandolo di 20 mm per meglio armonizzarlo con i motori ECOTEC della nuova Coupé. La gamma delle motorizzazioni di questa sportiva a trazione anteriore comprendeva un inedito turbo-benzina da 190 CV, un altrettanto nuovo 2.200 aspirato interamente in alluminio da 147 CV e un 1.800 a 16 valvole.

2003: un’altra Cabrio

Opel Astra Cabrio G

Due anni dopo debuttava la versione Cabrio di Opel Astra-G sotto forma di una slanciata convertibile a 2 porte dotata di capote azionabile elettricamente tramite un pulsante oppure un telecomando. La vettura disponeva di 4 comodi posti, un abitacolo molto spazioso, un grande bagagliaio, sospensioni sportive a geometria DSA (Dynamic Safety) e tre brillanti ed economici motori ECOTEC a 4 valvole per cilindro.

Ancora una volta le forme eleganti della Cabrio erano state create da un gruppo di progettisti della Opel e della Bertone che riuscirono a dare vita a un design sportivo e raffinato che risultava particolarmente sorprendente quando la capote era abbassata. Una volta che questa era stata riposta sotto l’apposito scomparto, la linea di cintura sembrava sollevarsi verso la coda della vettura senza che si potesse scorgere alcun rigonfiamento di tessuto, parti di roll-bar e finestrini all’altezza del primo montante che potessero disturbare le linee ben definite della carrozzeria o la visuale a 360 gradi tutto intorno ad essa.

Pilota professionista

Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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