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Paul Breuer, il car designer venuto da lontano. L’esperienza in Fiat e la 128 Sport (parte 2)

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Nella puntata precedente abbiamo iniziato a conoscere la particolare figura del car designer belga Paul Breuer, nato a Verviers nel 1947 e dall’ottobre 1966 alla sua prima esperienza come stilista presso la torinese OSI (Officine Stampaggi Industriali)

Tale esperienza terminò a dicembre 1967 quando l’azienda chiuse i battenti, ma aprendogli le porte del Centro Stile Fiat, al tempo sito a Torino in Strada della Manta 22 con un formale passaggio “in prova” nel giugno 1968 con assunzione nel settembre successivo. Ma la strada verso Fiat non fu semplice, in quanto prima di assumerlo l’azienda si riservò, in quanto straniero di fare una curiosa serie di indagini e controlli sulla bontà della sua vita personale e professionale. Tra questi, se andasse regolarmente a messa.

Una volta entrato, passò alle dipendenze del direttore Giampaolo Boano (figlio del famoso stilista Mario Felice Boano) e del vicedirettore Bruno Barbero: tra i nuovi colleghi come Giorgio Battistella, Paolo Vian e Paolo Latorre, Breuer ritrovò sempre in veste di suo superiore l’ex capo e Sergio Sartorelli, in quanto il Centro Stile dell’azienda venne assorbito da quello della Fiat e Dante Giacosa ne “impose” la preziosa presenza.

Un mondo nuovo

paul breuer schizzi

La cosa che colpì maggiormente Paul fu il metodo di lavoro radicalmente diverso, per il quale non era più possibile vedere lo sviluppo di una vettura, in quanto tutto veniva rigidamente compartimentato. I progetti si tracciavano esclusivamente a matita e su carta da lucido A2 senza nessun intervento di colore (compito esclusivo del reparto illustrazione) per poi conservarli ogni fine giornata in un’armadio. Quale sarebbe stato il futuro di quel disegno e quante mani ci avrebbero eventualmente lavorato rimaneva nel dubbio. Era inoltre preclusa la possibilità di sviluppare modelli fisici e visitare le linee di produzione.

Il primo lavoro fu quello di proporre soluzioni per il frontale delle Fiat 124 Special T e 125 Special, oltre che quello abbastanza curioso del logo Fiat sul volante della 128: l’organizzazione per certi versi “monotona” era fortunatamente spezzata dal fatto che al tempo la Torino dell’automobile si estendeva molto aldilà della Fiat. Breuer si trovò difatti a portare avanti nelle ore libere un’attività di collaborazione con nomi come Aldo Sessano, Sergio Coggiola e Pio Manzù. In particolare l’esperienza con quest’ultimo si rivelerà proficua.

Con Piò Manzù e la Fiat 127

Manzù era stato assunto in qualità di consulente da Giacosa, con un proprio studio indipendente all’interno del Centro Stile. Il saper fare di Breuer venne notato da Manzù, che gli chiese se voleva collaborare ad alcuni suoi progetti per un certo periodo di tempo; una volta chiesto il permesso a Sartorelli e ed altri superiori lo stilista belga si mise all’opera, partecipando alla definizione della Autobianchi G31, ad uno dei passaggi che porteranno alla Fiat 126 e allo sviluppo del progetto della Fiat 127. Per questo Manzù gli chiese di produrre insieme al collega Giorgio Prever, e partendo dal disegno in scala reale, una versione a colori, il piano di forma e una serie di proposte per il frontale

Il 26 maggio 1969 il modello terminato era pronto per la presentazione alla direzione, cosa che non avverrà in quanto Manzù a causa dell’incidente lungo l’autostrada Milano-Torino (rientrava ogni settimana nella casa di Bergamo) morirà, strappato alla vita a soli 30 anni. Lo scioccante avvenimento non fermerà il progetto della vettura, che verrà completato secondo le ultime indicazioni dell’ufficio tecnico da Breuer e Prever.

Con Breuer nasce la Fiat 128 Sport

fiat 128 sport prototipo

Il lavoro sulla 127 permise a Paul Breuer di lavorare su scale reali (figurini, piano di forma e modello), un’esperienza che mai avrebbe potuto fare negli uffici del Centro Stile. L’attività legata alle proposte non si fermò mai, tra queste l’idea di una grande coupé “X1/6” da porre tra la 125 e la 130; quella che avrà un seguito produttivo e al quale il designer sarà particolarmente legato sarà la proposta per la Fiat 128 Sport, che vincerà su quella del Centro Stile.

Il progetto nacque dalla necessità della Fiat di sostituire l’ormai vetusta 850 Coupé rafforzando la concorrenza nei confronti della molto amata tra i giovani, Ford Capri. La necessità di lavorare in tempi stretti portò Breuer a realizzare una proposta praticamente già nata definitiva, sviluppata sul telaio accorciato di 22 cm della Fiat 128 berlina.

Per quanto il designer avesse le idee già molto chiare dovette risolvere il problema dell’altezza del motore che richiedeva cofano e parafanghi anteriori quasi orizzontali, cosa che in una vettura sportiva avrebbe portato ad uno stile poco dinamico; ma giocando con un salto in l’altezza dei parafanghi posteriori riuscì a risolvere il problema conferendo una certa muscolosità e identità all’insieme. Rispetto alla versione definitiva in produzione, la prima proposta si discosterà per l’adozione dei paraurti integrati cromati e non a lamina, per la mascherina anteriore con i quattro fari circolari che finiranno sulla più rifinita versione “SL” e la griglia a due barrette orizzontali che invece finirà sulla più economica “S”, il tappo del carburante con impugnatura specifica e la fanaleria posteriore quadrata.

Dall’Ufficio Studi Futuri all’uscita da Fiat

fiat 128 hotdog

Paul Breuer continuò la sua attività presso l’ex ufficio “anomalo” che era di Pio Manzù, quando si decise di rifondarlo come Ufficio Studi Futuri, con Sergio Sartorelli in veste di capo e alcuni nuovi colleghi trasferiti dall’ufficio tecnico: Beppe Carotta, Pierangelo Andreani e Walter de Silva, ai quali insegnò la tecnica di costruzione dei modelli di Clay in scala 1:10. 

L’obiettivo dell’ufficio era quello di esplorare con una certa libertà nuove tipologie di veicoli, inediti e propositivi, difatti si segnala lo sviluppo delle X1/3 e X1/4 (ipotetiche vettura tra 126 e 127), del modello della futura Fiat Ritmo disegnata da Sartorelli e di una serie di interessanti proposte come un piccolo veicolo commerciale multiruolo per le consegne con il motore “a sogliola” della Fiat 500 Giardiniera sistemato all’anteriore e la 128 Hotdog, avveniristica sportivetta dalla linea cuneiforme che anticipava alcuni concetti che Breuer approfondirà In seguito: il curioso nome derivò dall’architettura del progetto, caratterizzato da un pianale sul quale si posizionava la carrozzeria, che ospitava al suo interno occupanti e motore. 

Le occasioni per veder realizzate tali idee erano però quasi inesistenti, generando poca soddisfazione in Breuer. L’esperienza presso il Centro Stile Fiat terminerà nel novembre 1972 quando il suo ex collega Paolo Vian deciderà di lasciare il posto presso il Centro Stile Ford Europe presente a Torino, offrendogli la possibilità di ricoprirlo con migliori e più dinamiche prospettive.

Autore: Federico Signorelli

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