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Ponte Morandi: Autostrade per l’Italia esclusa dalla responsabilità civile

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Emergono nuovi sviluppi nel processo per il disastro del Ponte Morandi: la concessionaria Autostrade per l’Italia e la Spea, la controllata incaricata dei controlli e delle manutenzioni delle infrastrutture stradali, sono state escluse dalla citazione per responsabilità civile. Lo ha deciso il collegio giudicante, presieduto dal giudice Paolo Lepri, accogliendo la richiesta di esclusione presentata dai legali delle due società.

Tutto per ragioni tecniche

Autostrade per l’Italia e Spea avevano chiesto di non essere chiamate a rispondere, in sede civile, dei danni comminati durante una delle udienze del processo aperto in seguito al disastro che quattro anni fa ha causato ben 43 morti. La richiesta ha motivazioni tecnico-processuali: secondo i legali, l’esclusione è stata necessaria perché già chiamate come responsabili civili nell’incidente probatorio, ossia in una fase di formazione della prova. La posizione è stata accettata e condivisa dal pm Massimo Terrile, che ha parlato di una “corretta applicazione della legge, rappresentata dal secondo comma dell’articolo 86 del codice di procedura penale”, e della necessità di “snellire il processo” per evitare tempi lunghissimi e l’eventuale estinzione dei reati: risultano infatti essere 1.228 i testimoni, oltre 150 mila gli esami, più di 600 le parti civili.

ponte morandi genova

La responsabilità civile è rilevante: con l’esclusione di Aspi e Spea che saranno chiamati a pagare i risarcimenti solo gli imputati, che risultano essere 59 tra tecnici e dirigenti delle due aziende e di alcuni enti pubblici, e solo in caso di condanna. Se i condannati non dovessero risultare in grado di sostenere gli esborsi, allora salterebbero i risarcimenti alle parti civili. Con la decisione di oggi le due società, che già in parte erano uscite dal processo con un patteggiamento da 30 milioni di euro sulla responsabilità amministrativa, potrebbero essere escluse integralmente dal procedimento giudiziario e quindi non essere più chiamate a giudizio.

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Alessio Richiardi

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