Un allarme scuote il settore industriale italiano: senza un piano concreto di transizione verso la mobilità elettrica, la produzione dell’industria automobilistica in Italia potrebbe subire un crollo fino al 58% entro il 2030. Tradotto in numeri: una perdita potenziale di oltre 7,49 miliardi di dollari, decine di migliaia di posti di lavoro in fumo e un impatto devastante su consumi e finanze pubbliche.
Questo scenario inquietante emerge da uno studio condotto da un team di economisti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma, commissionato dai think tank ECCO e Transport & Environment (T&E). Il messaggio è chiaro: l’inazione costerà carissima.
Una crisi annunciata: i numeri della catastrofe
Lo studio descrive due scenari. Anche nella versione più “ottimista” (Low intervention), l’Italia perderebbe:
- $7,24 miliardi in valore della produzione auto;
- 66.000 posti di lavoro, il 63% dei quali lungo l’indotto;
- $510 milioni di spesa pubblica per cassa integrazione.
Nel peggiore degli scenari (High intervention):
- Il crollo della produzione raggiunge $7,49 miliardi, con consumi giù del 58%;
- I posti di lavoro persi superano quota 94.000;
- Il costo della cassa integrazione tocca i $2 miliardi, il doppio dell’intero budget welfare 2022 per i disoccupati.
Italia ferma mentre il mondo corre
Il quadro delineato dagli esperti è drammatico: l’Italia rischia di restare indietro in una trasformazione globale. La mobilità elettrica è già il presente in molte economie industriali. Restare ancorati a modelli obsoleti, secondo Andrea Boraschi (T&E Italia), “è una strategia perdente”: “La crisi dell’industria automobilistica italiana non nasce con l’elettrico, ma da una lunga stagnazione. Oggi abbiamo una possibilità concreta per rilanciare l’intero comparto, ma serve un’azione urgente, decisa e lungimirante”.
Anche Massimiliano Bienati (ECCO) è netto: “Il dibattito deve uscire dalla neutralità tecnologica. L’Italia ha bisogno di un piano industriale che punti dritto sull’elettrico e l’innovazione, o perderemo terreno su tutta la linea”.
Cosa fare (subito) per evitare il disastro
Lo studio non si limita alla diagnosi, ma propone una cura. Il pacchetto di misure da adottare immediatamente include:
- Incentivi mirati ai veicoli elettrici (stop a sussidi per auto termiche);
- Ecoscore e social leasing per stimolare domanda e accessibilità;
- Investimenti su infrastrutture di ricarica e riforma fiscale sull’energia;
- Sostegno diretto alla produzione, specie su batterie, riciclo e componenti chiave;
- Incentivi fiscali per R&S e collaborazione tra aziende e centri tecnologici;
- Piano di decoupling tra gas e rinnovabili per abbassare il costo energetico.