Il Museo Galileo di Firenze ha recentemente ospitato un evento storico: l’accensione del primo motore a scoppio della storia, progettato nel 1853 a Lucca da Padre Eugenio Barsanti e dall’ingegnere Felice Matteucci. Questa straordinaria macchina è stata riportata in vita grazie a una fedele riproduzione realizzata dal Club Moto d’Epoca Fiorentino, federato ASI, che si rifà scrupolosamente alle specifiche originali.
Un primato italiano
L’Italia può vantare il primato nella realizzazione del motore a scoppio, un’invenzione che ha avuto origine grazie al lavoro di Barsanti e Matteucci. Nel 1853, i due pionieri depositarono il loro progetto all’Archivio dei Georgofili e all’Osservatorio Ximeniano di Firenze, completando la costruzione del prototipo presso la Fonderia Benini a Firenze.
La rinascita del progetto
Nel 2022, il Club Moto d’Epoca Fiorentino ha deciso di riportare in vita questa importante invenzione, oscurata per troppo tempo dalla fama del tedesco Nikolaus Otto, che brevettò il suo motore solo nel 1862. Dopo due anni di intensi studi e oltre 5.000 ore di lavoro, il progetto ha visto il suo compimento l’11 gennaio 2025, quando il motore è stato acceso ufficialmente al Museo Galileo.
Un evento storico
La riaccensione del motore è stata preceduta da una conferenza al Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, durante la quale sono stati ripercorsi gli sviluppi storici e tecnici del progetto. L’evento ha visto la partecipazione di figure illustri come la Vicesindaca di Firenze Paola Galgani, l’Assessore Comunale alla Cultura Giovanni Bettarini, il Professor Giovanni Ferrara, e il Direttore del Museo Galileo Roberto Ferrari, tra gli altri.
Il funzionamento del motore
Il motore di Barsanti e Matteucci è un dispositivo gravi-atmosferico a tre tempi ad azione differita. Funziona senza una fase di compressione, con l’aspirazione, lo scoppio e lo scarico come uniche fasi operative. L’esplosione della miscela gas/aria solleva il pistone, che poi ricade per il raffreddamento dei gas e il proprio peso, trasmettendo il movimento a una ruota dentata tramite un’asta a cremagliera.
Un sistema di accensione unico
Per far funzionare il motore, è stato necessario realizzare un sistema di accensione elettrica basato su un rocchetto Ruhmkorff, un trasformatore a induzione coevo al progetto originale. Questo sistema produce scintille sufficienti a innescare l’esplosione nella camera di combustione, essenziale per il funzionamento del motore.
Un patrimonio da valorizzare
Il Presidente ASI, Alberto Scuro, ha sottolineato l’importanza di questa invenzione come un primato mondiale che l’Italia deve orgogliosamente rivendicare. L’evento ha messo in luce l’importanza di tramandare la cultura dei motori, rispettando l’originalità e le fonti storiche, affinché diventi un patrimonio collettivo.
Con la sua riproduzione, il motore di Barsanti e Matteucci non solo rivive, ma rappresenta anche un simbolo del genio italiano nell’ingegneria meccanica, che continua a ispirare nuove generazioni di innovatori.