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Compie quarant’anni la Citroen Visa, la compatta francese dalle origini italiane

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Citroen Visa e i suoi primi 40 anni. Sono già passate quattro decadi da quando, nel 1978, nacque questo progetto che affonda le sue radici sul finire degli anni ’60. In un’epoca nella quale le compatte per definizione andavano pian piano espandendosi nei piani delle case automobilistiche, a causa del popolarsi delle città e della sempre più ampia richiesta di vetture piccole e versatili.

La Visa nacque però ben prima, come dicevamo. Era il 1967 e Citroen era controllata dalla famiglia Michelin, la quale pensò di allearsi con la Fiat di Agnelli, in anni durante i quali l’effetto del boom economico si stava affievolendo e si stavano destando all’orizzonte i terribili anni ’70 con le tante agitazioni sindacali e un periodo non certo facile per l’industria automobilistica, complice la crisi petrolifera.

Tornando alla Citroen Visa, il progetto si presenta subito travagliato ma in Francia non desistono e nel 1978 il modello prende vita, figlio di una partnership ad ampio respiro non solo con Fiat ma anche con Autobianchi e Lancia. La partnership tra i due colossi divisi solo dalle Alpi ma non dallo spirito di iniziativa iniziò così a produrre i primi risultati, ancora oggi in forza quando si parla di veicoli commerciali.

Fiat stava per prendere il controllo della Citroen, poi arrivò il Generale De Gaulle

Era il 1969 e 9 anni prima dell’immissione sul mercato della Visa la stessa Fiat acquistò molte azioni Citroen con l’intento di assumerne il controllo: la scalata finanziaria non piacque al governo francese tant’è che il presidente De Gaulle bloccò l’operazione, con grande disappunto della parte italiana che si disimpegnò completamente, limitando la collaborazione ai soli veicoli commerciali, che dura appunto ancora oggi.

Caddero così i presupposti per una vettura comune al quale cambiare solo i loghi. In Italia nacque la Fiat 127, arrivata nel 1971, mentre Citroen sospese il progetto della sua compatta fino al 1975, dopo gli accordi che portarono alla nascita del gruppo PSA, che riuniva Peugeot e la stessa Citroen.

La motivazione che spinse il Double Chevron a riaprire il progetto su quello da una parte di svecchiare la gamma, dall’altra di inserire a listino un modello che fosse superiore alla Dyane (e di più moderno dell’AMI8) e nel contempo inferiore alla GS, la cui cilindrata era nel frattempo salita da 1015 a 1220 centimetri cubi. La base meccanica c’era già: quella della Peugeot 104, la cui carrozzeria era stata usata per costruire la LN, dotata del bicilindrico Citroën da 602cc, lo stesso della 2CV e della Dyane.

Confermato il 1.124 centimetri cubi della Peugeot 104 Citroen progettò da zero un inedito bicilindrico, radicale evoluzione di quello delle Dyane, 2CV, AMI e Méhari, con nuovi cilindri e pistoni, albero motore su tre supporti di banco e, per la prima volta, accensione elettronica integrale. La potenza di oltre 35 cavalli a 5.250 giri consentiva alla VISA di sfiorare i 130 orari con consumi contenuti ed un discreto brio.

Lo stile, anche quarant’anni fa fuori dagli schemi come sempre è stato per Citroen, prevedeva, all’interno, una plancia “space-age” caratterizzata dalla presenza di un “satellite” che raggruppava i comandi secondari come quelli del tergicristallo, fari e frecce, lasciandoli alla portata delle dita del conducente senza che questi dovesse staccare le mani dal volante.

Fuori, il paraurti in resina correva lungo tutti e quattro i lati della vettura, andando a contenere i gruppi ottici delle luci di retromarcia ed i fari antinebbia. Il parabrezza era grande, panoramico, servito da un unico tergicristallo, ispirato a quello della sorella maggiore CX. Dietro, un portellone rendeva comodo l’accesso al vano bagagli che poteva essere facilmente esteso ribaltando il sedile posteriore.

Un inizio non facile

Citroen Visa

Con questa dose di novità la vettura era pronta per la presentazione che avvenne il cinque ottobre 1978 al Salone di Parigi, declinata in tre versioni che coincidevano con altrettanti livelli di finitura: Visa Spécial, l’allestimento base, con il motore da 652cc; Visa Club, la versione intermedia che conservava il motore bicilindrico ma che offriva accessori di serie come i retronebbia, il tergicristallo posteriore, l’orologio sulla plancia e migliori finiture; Visa Super, la versione “top di gamma”, equipaggiata con il 4 cilindri da 1124cc ed ancor meglio rifinita.

Visa fu lanciata in Francia con lo slogan “Ça, c’est une auto” che venne tradotto in Italia dalla B Communications in “CITROËN VISA. Invece dell’auto”, accompagnato da spettacolari campagne stampa e dai primi spot TV di sapore decisamente “spaziale”.  Buona strategia di marketing ma risultati che tardavano ad arrivare, anche nel paese che le ha dato i natali, la Francia.

Nel 1981 Citroen interviene sulla carrozzeria modificando i fari posteriori, le modanature e appunto paraurti e calandra e la Visa 2 cambia completamente passo, non nel senso letterale della lunghezza, ma entrando nei favori del pubblico, anche in Italia. Si moltiplicarono le versioni, tra le quali la Visa Chrono in serie limitata da noi provata, e la sua carrierà terminò nel 1988, dopo che due anni prima era stata lanciata parallelamente la sua erede, la AX che si evolvette a sua volta nella celebre Saxò.

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