Dopo anni di attese, annunci mancati e promesse rinviate, il Tesla Semi sembra finalmente vedere la luce in fondo al tunnel. Ma attenzione: se da un lato Elon Musk promette una produzione di massa entro il 2026, dall’altro il percorso resta disseminato di ostacoli tecnici, produttivi e commerciali. La vera corsa, insomma, comincia adesso.
Dieci anni per arrivare (forse) al traguardo
Presentato nel 2017 come il primo camion elettrico firmato Tesla, il Semi aveva attirato subito l’interesse di grandi aziende come PepsiCo, DHL, UPS e Walmart Canada, attratte da promesse ambiziose: autonomia fino a 800 km, zero emissioni e costi operativi ridotti. Doveva arrivare sulle strade nel 2022, ma tra problemi legati alla costruzione della Gigafactory in Nevada e sfide tecnologiche, ne sono stati consegnati appena 140 esemplari in sette anni, solo a partner selezionati.
50.000 veicoli all’anno: promessa o azzardo?
Nell’ultima comunicazione ufficiale, diffusa tramite YouTube, Tesla ha annunciato che la produzione in serie inizierà entro il 2026, con un obiettivo ambizioso: 50.000 unità all’anno. Se raggiunto, il traguardo posizionerebbe Tesla tra i leader del trasporto pesante a batteria. Ma nel frattempo, la concorrenza ha guadagnato terreno: Freightliner, Volvo Trucks e Mercedes sono già sul mercato con mezzi elettrici operativi e in espansione.
Prezzi in bilico e clienti meno pazienti
Altro nodo cruciale: il prezzo. Annunciato nel 2017 a 150.000 dollari per la versione da 480 km e 180.000 per quella da 800 km, Tesla non ha ancora confermato se queste cifre resteranno invariate. Alcuni clienti, come Ryder, hanno già ridotto drasticamente gli ordini a causa dell’aumento dei costi e delle continue revisioni nelle tempistiche di consegna.
Autonomia top, ma il mercato è cambiato
Sul fronte tecnico, il Tesla Semi vanta ancora numeri superiori alla concorrenza diretta: 800 km di autonomia con un solo pieno, contro i 400 del Freightliner eCascadia, oggi diffuso in oltre 55 flotte aziendali in Nord America. Ma in un settore dove la disponibilità immediata conta quanto le prestazioni, il ritardo di Tesla potrebbe pesare più dell’innovazione.