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Top Gear, aria di crisi per lo show tv

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Se siete veri appassionati di auto, almeno una volta, avete visto Top Gear, una delle trasmissioni più viste al mondo con 350 milioni di telespettatori stimati, trasmessa e prodotta, nella sua versione originale, dalla BBC.

Nata nel 1977, la trasmissione è divenuta celebre al grande pubblico a partire dal 2001, anno nel quale è stato adottato il format attuale che tutti amiamo: raccontare la passione per l’auto con toni ironici e dissacranti, a volte sopra le righe. Poca tecnica ma tanto intrattenimento e passione.

Quella appena conclusasi in UK è la ventitreesima stagione e ha visto, dopo il dominio del mitico trio Jezza, Hammond, May, il debutto di nuovi conduttori. 

Su tutti, Chris Evans. Una celebrità inglese con un impero costruito a cavallo tra media e tv. Volto della BBC, conduce una trasmissione radiofonica mattutina popolarissima nel Regno Unito, e un grande collezionista di auto, soprattutto Ferrari.

È stato il primo nuovo conduttore annunciato l’estate scorsa a cui poi è seguito un cast in tutto il mondo tramite mini-video di presentazione inviati alla BBC. Un lavoro da sogno a cui migliaia di appassionati si erano candidati ma che si è risolto in un nulla di fatto.

Gli altri cinque co-conduttori sono stati scelti tra volti noti nel mondo della tv e dei motori: Matt LeBlanc, attore noto al pubblico per la serie tv anni ’90 Friends; Sabine Shmitz, regina del Nurburgring; Chris Harris star di YouTube; l’esperto di F1 Eddie Jordan e Rory Reid, giornalista di motori.

A partire da maggio, gli episodi della nuova serie sono andati in onda sulla BBC2 alle 21 della domenica. 

Ripetere il successo delle edizioni precedenti era impossibile. Top Gear era lo show di punta della BBC, quello con gli ascolti più alti. 8 milioni a puntata, live, senza contare quelli americani dove veniva trasmessa il giorno successivo.

La ventitreesima stagione ha visto gli ascolti colare a picco. L’ultimo episodio, il sesto, trasmesso la scorsa domenica, ha chiuso con 1.9 milioni di telespettatori. Un tracollo.

Inevitabile che si corresse ai ripari. Chris Evans, colpevole di avere atteggiamenti troppo altezzosi e a volte maleducati ha annunciato con un tweet di lasciare la guida della trasmissione per il bene dello show, mentre gli altri cinque sono stati confermati per la prossima stagione.

Al netto delle critiche, lo show secondo me è riuscito in qualche modo a conservare la sua natura, nonostante l’elevato numero di co-conduttori, che si sono rivelati però molto azzeccati. Mancava, o meglio se ne capiva la finzione, l’affiatamento tra Evans e gli altri.

In Italia, intanto, dovrebbe essere confermata la seconda stagione su SkyUno. Amata o odiata che sia, la prima stagione della versione italiana di Top Gear, ha fatto buoni ascolti, chiudendo con 400.000 telespettatori medi.

Certo, anche qui, ci sarebbe bisogno di qualche aggiustamento. Più di uno. Sia a livello autorale che di conduzione. Tanti autori, non sempre producono idee e contenuti all’altezza, mentre l’interazione tra il trio Meda-Bastianich-Valsecchi, pur studiata a tavolino, è piuttosto infantile.

La tv però è questo, finzione venduta come realtà. Questo vale per tutti i Top Gear.

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