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Trump e l’auto, quali prospettive

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Quali effetti avrà l’elezione di Donald Trump a 45mo presidente degli USA per il settore auto? Fare previsioni, dopo l’ennesima figuraccia dei sondaggisti, è senza dubbio difficile, ma qualcosa lo si può intuire dai suoi proclami durante la campagna elettorale.

Da un punto di vista economico, se effettivamente farà quanto detto, ci potrebbero essere dei vantaggi sia per gli operai che, sotto alcuni aspetti, per le aziende.

Trump ha più volte manifestato apertamente la volontà di rivedere il NAFTA, North American Free Agreement. E’ il trattato di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, firmato nel 1992 da Bill Clinton ed entrato in vigore nel 1994. L’obiettivo era quello di eliminare tutte le barriere tariffarie tra i paesi.

Uno degli effetti del NAFTA è stato quello di aumentare, in maniera esponenziale – l’OCSE stima di dieci volte – gli scambi tra quei paesi. Dal punto di vista automobilistico è stato senza dubbio un vantaggio per le aziende che producono auto o componenti per auto che hanno via via spostato/aperto fabbriche in Messico, approfittando di un costo della manodopera basso, ad esempio GM, Ford, FCA, Audi, Volkwagen, BMW, Brembo.

Dall’altro lato, i posti di lavoro degli auto workers sono calati, ma non crollati, negli Stati Uniti.

Data la volontà di Donald Trump, di rivedere il NAFTA, gli Auto Worker Union, che invitavano a votare Hillary, vedono di buon occhio le politiche economiche protezionistiche che il nuovo presidente vorrebbe intraprendere. Questo per le case automobilistiche potrebbe invece essere uno svantaggio.

Ciò che le case, invece, vedono di buon occhio dei propositi di Trump, sono le posizioni decisamente molto molto meno rigide in materia di ambiente.

In una lettera di otto pagine recapitata al neo presidente, la ribattezzata “Alliance of Automobile Manufacturers”, di cui fanno parte i maggiori costruttori, tra cui GM, Ford e Toyota, ha chiesto di spostare in avanti gli standard di efficienza dal punto di vista di consumi ed emissioni messi dall’amministrazione Obama, d’accordo con l’EPA, l’agenzia di protezione ambientale, previsti per il 2025.

Per le case costruttrici, il rispetto delle norme in materia di consumi ed emissioni, avrebbe un costo di miliardi di dollari, con un prezzo della benzina molto basso, che non stimola la domanda di auto elettriche.

Inoltre, nella lettera, si chiede di rivedere in toto le politiche sulla guida autonoma dell’amministrazione uscente, votate il primo settembre scorso, appellandosi alla preoccupazione che ogni stato federale americano possa votare regole differenti. In realtà l’amministrazione Obama ha conferito ampi poteri alla NHTSA (National Highway Traffic Security Agency) e all’Epa su emissioni, consumi e guida autonoma.

Il suggerimento a Trump, dai costruttori, è quello di creare un comitato per coordinare i regolatori e chi quelle regole le dovrà rispettare.

Va ricordato che al momento il mercato automobilistico americano sta attraversando un periodo di stallo, con cali superiori al 4% mensilmente, scarsa domanda e licenziamenti (GM ha annunciato 2000 licenziamenti per scarsa domanda di auto piccole).

Riuscirà Trump con il suo “Let’s Make America Great Again” a far tornar grande anche l’auto?

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