Proseguiamo con il nostro racconto sul progetto Lancia Nea iniziato nell’articolo precedente. Dopo il benestare della dirigenza, si partì con la definizione del design attraverso l’organizzazione di quattro elementi principali: una base visivamente solida che si pone come “alveo protettivo” sul quale si innesta l’accogliente abitacolo che forma una sorta di “bolla salubre”, la linea dei montanti che dal posteriore abbraccia l’abitacolo come una “cintura di protezione” ed il musetto anteriore che ospita la parte propulsiva-tecnica e la lunga fanaleria.
La “bolla” che si modella originando un profilo monovolume all’insegna della massima spazialità in dimensioni contenute, genera ampie superfici trasparenti elettrocromiche (che possono parzializzarsi arrivando all’ocuramento completo grazie all’adozione di vetri elettrocromici gestibili tramite comando elettrico) aumentando la vivibilità degli interni, la visibilità e la sensazione di spazio (dunque benessere). Sempre dalla stessa bolla emergono concettualmente i montanti anteriori, coperti in parte dal fatto che gli stessi corrono sotto la superficie trasparente del parabrezza alleggerendo visivamente l’insieme, che assottiglia il limite tra spazio interno ed esterno all’insegna della massima leggerezza e vivibilità.
Questa suggestione è figlia dei sistemi anticollisione digitali studiati e sviluppati al CRF, che hanno consentito di liberare l’automobile da pesanti ed evidenti strutture: la Lancia Nea è stata infatti una delle prime auto al mondo realizzate per sperimentare la guida autonoma, capace di evitare ostacoli, azionare i freni in modo indipendente per evitare un’ostacolo o accelerare in relazione alla vettura che la precede.
La tecnica che si fa estetica

La bolla dell’abitacolo è anche un’interfaccia con l’esterno attraverso l’adozione al posteriore di una fanaleria composta da un nastro elettroluminescente a Led, mentre anteriormente due innovativi proiettori lamellari verticali (sempre a LED) impostano il frontale correndo quasi sui montanti e fondendosi in tinta con il parabrezza (come avviene anche per quelli posteriori). Gli elementi definiscono la linea di cintura disegnando sul frontale il motivo del tipico scudetto Lancia rafforzato dal rilievo plastico sul cofano. Questo sofisticato disegno generato dalla fanaleria, si attiva e varia automaticamente la propria intensità luminosa al calare della sera, incrociando altri veicoli, all’ingresso-uscita da un tunnel e a qualunque altra variazione luminosa.
Nell’andamento della fiancata si notano forti elementi di continuità (e non semplicistica citazione) storica, come una linea che solcando il fianco generando al contempo una spalla corposa, sale dall’anteriore scendendo fino al posteriore restringendosi, portando avanti nel tempo i tipici volumi posteriori della Lancia Aprilia.
Un primato mancato
All’ampio abitacolo si accede mediante due ampie porte che si aprono (automatica tramite comando a sfioramento) scorrendo sulla fiancata verso l’anteriore grazie ad un sistema roto-traslante, consentendo una accessibilità pari se non migliore a quella di una quattro porte (siamo in un segmento C di 4,10 metri); ovviamente la forma della porta evita in apertura interferenze con le ruote anteriori quando sterzate. All’apertura, i sedili anteriori flottanti ruotano a avanzano verso l’esterno accogliendo gli occupanti e favorendo l’ingresso al sedile posteriore, in grado anch’esso di avanzare.

L’abitacolo è caratterizzato da imbottiti e rivestimenti in Alcantara, con elementi in sughero e metallo lucido su un’arredo minimale quanto accogliente e rifinito, nel quale svetta l’impianto multimediale interamente video con schermi LCD (il primo così esteso su un’automobile) che permette di controllare tutte le funzioni: sistema per l’assistenza al parcheggio, DVD, collegamento ad Internet, telefono, masterizzatore CD, navigatore satellitare, comandi vocali “dialoganti” in grado di riconoscere le 5000 parole più in uso. Il display “unico” (nelle intenzioni, ma in realtà composto da più schemi) è l’elemento di spicco in cui si concentra tutta l’innovazione tecnologica di assistenza alla guida e di interfaccia uomo-macchina, tradotto in un’invenzione formale costituita da una sottile superficie ondulata trasparente (realizzata in un gel morbido e antiurto) che lo rende leggero alla vista e poco invasivo. Su questo dispositivo oltre a leggere le informazioni su velocità, stato e navigatore vengono ripetute le immagini provenienti dagli specchietti retrovisori qui sostituiti da telecamere ad alta definizione. Nella Lancia Nea lo spazio diventa lusso, e la tecnologia apre nuovi orizzonti tipologici.
Dal punto di vista meccanico l’auto è mossa da un propulsore quattro cilindri JTD da 110 CV, che muove le quattro ruote sterzanti con trazione integrale ad inserimento automatico attraverso un giunto viscoso, che la trasmetteva solo quando le condizioni di scarsa aderenza lo rendevano necessario in ottica di sicurezza. Anche i freni sono un viaggio nel futuro, a disco ma di tipo “brake by wire”, ossia gestiti attraverso una connessione elettronica senza l’ausilio di un circuito idraulico riducendo i tempi di risposta.

La realizzazione del modello statico in scala reale e del prototipo dinamico vengono affidate alla storica I.DE.A. Institute nel gennaio 2000, in tempo per la presentazione al prestigioso Salone Internazionale di Parigi. La Lancia Nea (ovvero nuova, innovativa) fece grande impressione ma purtroppo non prese mai la via della strada, nonostante stile, soluzioni e tecnologie fossero testate e perfettamente funzionanti. Oggi è esposta presso Stellantis-FCA Heritage Hub (il modello statico) a ricordarci quanto si poteva essere davanti qualsiasi concorrenza stabilendo un primato. In piena tradizione Lancia. Ringraziamo Pietro Camardella e Michael Robinson per averci fornito documenti e informazioni.
Autore: Federico Signorelli

