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Elezioni Ue di giugno: potrebbe cambiare tutto per le auto elettriche

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Auto elettrica nell’Unione europea: “sic transit gloria mundi”, ossia “così passa la gloria del mondo”. C’era una volta una talebana visione del mondo automotive, per la quale tutte le vetture devono essere necessariamente a batteria, così da salvare il globo terracqueo dall’inquinamento e dal surriscaldamento. Gli attuali governatori Ue hanno deciso che, per il 2035, le Case debbano vendere solo macchine a corrente, col divieto quindi di commercializzare vetture a benzina e a gasolio o ibride. Il tutto nell’àmbito del Green Deal ideato nel 2020. Protagonista assoluto Frans Timmermans, ormai ex vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Patto Verde europeo, in carica sino ad agosto 2023. Dopodiché, la fuga, per riprendere la scalata politica nei suoi Paesi Bassi. Perché non ha finito il lavoro nella sua lotta pro-clima e contro auto termiche?

Qualche malizioso sostiene che, alle prossime elezioni Ue dal 6 al 9 giugno 2024, Timmermans avrebbe perso. E con lui la tedesca Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Perché nel Vecchio Continente si fa sempre più largo la convinzione che il Green Deal con la scommessa sull’auto elettrica sia un bluff. L’utilizzo prioritario della vettura è visto come diritto di libertà individuale che non si può sopprimere, costituzionalmente protetto. Si è visto anche che i mezzi di trasporto pubblici erano e restano inefficienti e poco capillari in vaste aree Ue, specie in Italia. Si è notato che l’efficientamento energetico di abitazioni e strutture manifatturiere costa tantissimo senza dare garanzie. Le fonti di energia rinnovabili infine non danno le garanzie sperate.

In parallelo, i singoli governi dei Paesi membri dell’Ue hanno fatto marcia indietro in tema di incentivi a favore dell’auto elettrica. Un po’ per i rischi concreti di un aumento della disoccupazione legata alla chiusura delle fabbriche dove si producevano le termiche. E un po’ per i dubbi sempre più concreti che la produzione e lo smaltimento delle batterie delle elettriche, alla fine, inquinino più delle vituperate auto a benzina e a gasolio.

Così, per restare a galla sotto il profilo politico, se Timmermans s’è rifugiato fra i canali di Amsterdam, la von der Leyen ha fatto diverse giravolte su se stessa, per avvilupparsi in piani ancora più fumosi di prima. D’improvviso, parla di “soluzioni pragmatiche e non ideologiche”. Sembra di sentire l’opposizione, invece è proprio lei: Ursula. Quindi, i riferimenti alla clausola di revisione fissata per il 2026: un passaggio per “assicurare un’apertura” a tecnologie alternative all’elettrico, come gli e-fuel. Le ha fatto eco il presidente del Ppe, Manfred Weber, promettendo il ritiro del bando delle termiche qualora si vincesse alle elezioni.

Tardiva anche l’indagine Ue per verificare se la Cina faccia concorrenza sleale in Europa, inchiesta avviata proprio in coincidenza della campagna elettorale di giugno 2024. Potrebbe cambiare tutto per l’auto elettrica, con un clamoroso dietrofront. Per il bene della Terra, s’intende. Non per restare attaccati alla seggiola.

Autore: Mr. Limone

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