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Nuovi incentivi auto? Sì, ma prima bonus colonnine per diffondere la mobilità elettrica

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Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, si è espresso in merito ad una eventuale rimodulazione degli incentivi auto e la possibilità di erogare dei bonus per l’installazione di colonnine di ricarica. Urso, nel corso di un’intervista, ha rimarcato la formula dei nuovi incentivi auto in vigore dal 2 novembre del 2022, ma ha anche analizzato la situazione della filiera dell’automobile in Italia e dello stop europeo alla vendita di auto a benzina e Diesel dal 2035.

Nuovi incentivi auto e bonus colonnine: ne ha parlato il ministro Urso

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è stato intervistato ed ha affrontato diverse tematiche in merito al mondo automobilistico. Dalle sue dichiarazioni è emerso che il Governo potrebbe a breve vagliare l’ipotesi di una rimodulazione degli incentivi auto. Al tempo stesso, il capo del ministero delle Imprese e del Made in Italy ha anche parlato della riconversione e del consolidamento della filiera auto italiana, senza lasciarsi scappare l’occasione di criticare le decisioni dell’Unione Europea in merito allo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035.

Precisamente, Adolfo Urso ha detto:

Bisogna rendere l’auto elettrica più accessibile perché oggi è percepita come un bene di lusso, riservata a pochi, quindi ripensare le modalità di incentivazione ma a condizione che aumenti la diffusione delle colonnine di ricarica per sostenere la domanda. In assenza di infrastrutturazione la domanda di auto elettriche non può decollare. Abitazioni private e condomini potranno usufruire di un fondo di 40 milioni di euro che assicurerà un’accelerazione alle infrastrutture. Il bonus è dell’80% per acquisto e posa delle colonnine, con un limite di 1.500 euro per ogni richiedente. Questo tetto è innalzato a 8.000 euro nel caso di parti comuni di edifici condominiali. Per quel che riguarda la filiera dell’auto in Italia bisogna riconvertirla e consolidarla per garantirne la sostenibilità ambientale, così come quella economica e sociale. Nel dopoguerra l’Italia è rinata sull’auto e sulla siderurgia, sull’Agip di Mattei e sulle autostrade. È un patrimonio a cui non possiamo rinunciare. Le risorse ci sono. Oltre agli 8,7 miliardi di euro del fondo creato dal Governo Draghi ci sono fondi per complessivi 14 miliardi di auro tra risorse nazionali, Pnrr e Ipcei fino al 2030. Vanno spesi bene con un’adeguata visione industriale. Il primo intervento è rivolto all’offerta, finanziato con 750 milioni dal fondo automotive, riguarda la riapertura degli sportelli dei Contratti di sviluppo e degli Accordi di innovazione, per favorire lo sviluppo della filiera, promuovendo l’insediamento, la riconversione e la riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili. Sono due le principali linee di supporto: investimenti produttivi e ricerca & sviluppo. Sullo stop alla vendita auto a benzina e diesel dal 2035 deciso dall’UE, sosteniamo con determinazione la transizione ecologica, ma non pensiamo che si realizzi solo con il passaggio all’elettrico in un arco temporale così breve. A differenza di altri non abbiamo una visione ideologica, non leggiamo la realtà con i paraocchi, e difendiamo il principio della neutralità tecnologica. Riteniamo necessaria la clausola di revisione al 2026, momento in cui la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100%, nonché la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa. Diciamo poi sì al mantenimento fino al 2035 del regime speciale per i produttori di veicoli di piccoli volumi”.

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