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Se l’auto a guida autonoma si rifiuta di guidare…

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Può sembrare un’assurdità detta così, ma è quel che è capitato durante un evento stampa al Los Angeles Auto Show. Sporadicamente, un prototipo di auto con guida semi-autonoma, si è rifiutato di guidare sé stesso.

“Non riesce a trovare le strisce!” è quanto esclamato, e riportato da Fortune, da Lex Keersmakers, il CEO di Volvo North America, dopo che, per alcuni tratti di strada, la Volvo non ne voleva sapere di prendere i comandi automaticamente.

Quando parliamo di self-driving cars sembra tutto facile: tanta tecnologia, sensori e il tasto per inserire il pilota automatico.

Quanto successo a Los Angeles, invece, ci dimostra che in fatto di guida autonoma, c’è anche un fattore esogeno rispetto all’auto: le strade.

Il limite più grande alla diffusione dell’auto autonoma, dal lato pratico, non sembra quindi essere costituito dalla mancanza di legislazione che viene invocata dai costruttori di auto e innovatori, bensì dalle strade stesse: buche, strisce sbiadite o mancanti, non uniformità della segnaletica orizzontale e verticale, nonché dei segnali luminosi.

Le auto a guida autonoma sono dotate di sensori che emettono onde radio oppure raggi laser, in gergo “lidar”. Questi raggi andando a riflettere contro un ostacolo, ad esempio una pianta oppure un’altra auto, ritornano alla centralina che processa i dati ricevuti, rilevando distanza, direzione e velocità, apportando le dovute correzioni a volante e acceleratore.

La mancanza di strisce e la presenza di buche costituirebbero un’eccezione a cui attualmente le auto non sarebbero sempre pronte.

Lo stato delle strade “reali” (spesso le auto a guida autonoma sono testate in cittadine ideali, create ad hoc dalle case auto) è quindi diventato il principale blocco allo sviluppo delle self-driving cars, causando incremento dei tempi e soprattutto dei costi.

La soluzione è quella di studiare, implementare e perfezionare, nuovi e più sofisticati sensori, mappe e big data, per compensare lo stato delle strade. Ciò porterà  a una lievitazione del costo dell’auto di 4.000 $, secondo quanto stimato dal Boston Consulting Group, ovvero 1 miliardo di dollari di extra costi in ricerca e sviluppo per le aziende.

Una bella cifra considerato che l’obiettivo delle case costruttrici era quello di arrivare a pagare ai produttori il pacchetto di sensori, una somma prossima ai 100$ per auto già nel 2018, contro i 75.000$ del costo di quelli montati sulle prime Google Car.

Se questo problema vale in USA, figuriamoci in Europa e soprattutto in Italia, dove i legislatori non sono mai esattamente rapidi e al passo coi tempi in fatto di innovazione e cambiamenti della società, mentre per quel che riguarda la manutenzione delle strade, autostrade a parte, i fondi sono sempre pochi e le segnaletiche diverse da paese a paese. 

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