Dopo due lunghissimi mesi d’attesa, finalmente sono in via di approvazione gli incentivi 2022, ma a quanto pare non c’è stato nemmeno il tempo di esultare che subito fanno capolino delle problematiche.
Nel dare uno sguardo al decreto del Presidente del Consiglio (non ancora trascritto sulla Gazzetta Ufficiale) subito si manifesta un difetto concernente i termini di immatricolazione delle auto acquistate con il bonus statale.
In passato, il termine per immatricolare l’auto acquistata è stato sempre di 180 giorni dalla firma del contratto, tutto però cambiò lo scorso anno, quando il governo fu costretto a concedere delle proroghe per via del notevole allungamento dei tempi di consegna delle auto nuove da parte delle case automobilistiche, alle prese con la crisi dei microchip.
Ora che le tempistiche di consegna sarebbero addirittura aumentate ulteriormente a causa della carenza produttiva dovuta alla mancanza di conduttori, sarebbe stato logico concedere un anno di tempo per procedere all’immatricolazione, ma invece no. Il governo ha ristabilito i 180 giorni, un lasso di tempo che in molte situazioni risulta essere insufficiente e che, quindi, ove non fosse rispettato, farebbe perdere l’incentivo con l’aggravante dell’impossibilità di recedere dall’acquisto.
Quel che non si sa è se il governo abbia deciso di ristabilire il limite di 180 giorni senza curarsi delle complicanze o se il tutto possa essere una manovra intenzionale. I 615 milioni messi a disposizione degli automobilisti non sono pochi, ma di certo non sono nemmeno tanti, quindi (pensando male) è facile ipotizzare che la classe politica abbia voluto trovare un escamotage per evitare che i fondi finiscano troppo presto. A Palazzo Chigi, in merito a questi incentivi, hanno fatto una scrematura sostanziale prendendo queste decisioni:
Queste limitazioni non sono più modificabili, a differenza del limite di 180 giorni, il quale può essere corretto. C’è ancora tempo per rimediare ed evitare che gli italiani adottino un atteggiamento polemico e malfidato, perché si sa, come disse Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
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