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Morte Berlusconi: patente a punti, autostrade e grandi opere

Roma 21/06/2017 - trasmissione Tv 'Porta a Porta' / foto Insidefoto/Image nella foto: Silvio Berlusconi
Tempo di lettura: 5 minuti

Silvio Berlusconi è passato a miglior vita e, così come nello sport, nell’imprenditoria, nella politica e nell’economia, anche nel mondo dell’auto ha lasciato il segno (positivo o negativo che sia in tutti gli ambiti in cui si è cimentato). Il suo lavoro, prettamente politico, ha inciso, incide e forse inciderà ancora nella vita quotidiana degli automobilisti, perché negli anni in cui ha governato l’Italia si è prodigato sul piano normativo e fiscale, intervenendo sul Codice della Strada e su una miriade di altre norme che hanno lasciato una traccia importante.

Morte Berlusconi: le sue decisioni politiche sul mondo dell’auto

Silvio Berlusconi ha lasciato questo mondo da pochissimo e, dai primi anni ’90 fino al momento della sua morte è stato uno dei protagonisti principali della politica italiana. Silvio Berlusconi, che molti hanno sempre chiamato semplicemente come “il Cavaliere”, è stato Presidente del Consiglio in quattro occasioni nell’intervallo di tempo che va dal 1994 al 2011 ed i suoi ministri hanno spesso lavorato sul piano normativo e fiscale, intervenendo sul Codice della Strada e su una quantità importante di altre norme che hanno regolamentato e cambiato la vita quotidiana degli automobilisti del Bel Paese. Alcuni esiti sono stato alquanto discutibili ma lasciando sempre una traccia importante. Dopo una vita intensissima, lunga 86 anni, in cui ha cambiato svariati lavori, obiettivi ed interessi, Silvio Berlusconi ha esalato il suo ultimo respiro nella mattinata di lunedì 12 giugno 2023 presso l’OspedaleSan Raffaele” di Milano, nosocomio presso il quale era ricoverato da moltissimo tempo. 86 anni di vita, 29 dei quali (o forse qualcosina in più) passati tra i banchi della politica nazionale ed internazionale, intervenendo, come già detto, anche su normative inerenti il mondo dell’automobilismo, scopriamo quali.

Morte Berlusconi: l’introduzione della patente a punti

Va al “Cavaliere” milanese ed al suo Ministro delle Infrastrutture e trasporti Pietro Lunardi il merito di aver adottato per la prima volta in Italia il meccanismo della patente a punti. Un’introduzione che si può definire vincente ed al tempo stesso a dir poco innovativa ed efficace, in quanto la patenti a punti si è dimostrata essere un validissimo deterrente contro i comportamenti stradali più riprovevoli nei primi anni della sua applicazione. Era il primo quinquennio del nuovo millennio quando venne introdotta la patente a punti dopo un lungo iter legislativo. Un provvedimento che ha inibito non solo la malacircolazione degli automobilisti, ma anche dei motociclisti, in quanto il sistema dei punti ha coinvolto dal primo momento qualsiasi tipologia di patente. Il sistema della patente a punti è entrato in vigore il 30 giugno del 2003, insieme con altre norme di minore impatto, alcune delle quali, però, non hanno avuto gli effetti sperati e di conseguenza risultate essere ininfluenti, basti pensare all’obbligo di accensione delle luci anche nelle ore diurne sulle strade extra-urbane e l’obbligo di indossare il giubbotto riflettente in caso di fermata di emergenza dell’auto (sia di giorno che di notte).

Morte Berlusconi: le autostrade

Nel corso del proprio lungo operato politico durato circa un trentennio, dai banchi di Montecitorio, Silvio Berlusconi ha preso delle decisioni importanti anche per quel che concerne le autostrade. È stato il “Cavaliere” di Arcore, insieme al suo Ministro delle Infrastrutture e trasporti Pietro Lunardi a decidere dell’aumento dei limiti di velocità. Correva l’anno 2003 e i due riuscirono nell’impresa di far modificare l’art. 142 del Codice della Strada dando la possibilità ai gestori delle autostrade d’innalzare, in presenza di certe condizioni dell’infrastruttura, del traffico e del meteo, il limite massimo di velocità. Il limite di velocità sulle autostrade italiane passò così da 130 a 150 km/h, con un sensibile e sottovaluto (all’inizio) innalzamento di 20 km/h.

Per quanto l’allora Presidente del Consiglio di Ministri Silvio Berlusconi e l’allora Ministro delle Infrastrutture e trasporti Pietro Lunardi si siano prodigati, nessuna società concessionaria ha mai messo in pratica la norma, palesemente trattenute dal timore di un incremento del tasso d’incidentalità (che influisce sulla determinazione dei pedaggi). Sull’incrementi dei limiti di velocità in autostrada, nonostante lo scetticismo dei gestori, Berlusconi e Lunardi sembrano aver fatto scuola, tant’è che oggi l’innalzamento è sotto esame da parte del Governo guidato del premier Giorgia Meloni, col Ministro delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini in prima linea a richiedere, sponsorizzare e giustificare un ipotetico e possibile incremento dei limiti di velocità autostradali di 20 km/h, portandoli così a 150 km/h, ma in questo caso non verrebbe data la facoltà di scelta ai gestori, ma dovrebbe essere lo stesso Ministero delle Infrastrutture e trasporti a dettare le modifiche.

Morte Berlusconi: le grandi opere

Le cosiddette “grandi opere” sono state sempre un tema politico molto caro al compianto Silvio Berlusconi. Dal suo insediamento politico datato 1994 e fino al momento della sua morte, il Cavalier Silvio Berlusconi ha sempre promesso e discusso grandi opere infrastrutturali, un tema caldissimo nella sua agenda e carriera politica e ricorrente nei suoi comizi e programmi elettorali. Le grandi opere sono quindi sempre state a cuore a Berlusconi, il quale le ha sempre sponsorizzate a favore delle imprese italiane ed ai lavoratori, cercando di stimolare l’economia italiana. Come se fosse oggi, Silvio Berlusconi è stato il primo politico italiano a volere il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, difatti nel famoso “Contratto con gli italiani” firmato nella campagna elettore politica del 2001, Silvio Berlusconi ha per la prima volta menzionato il Ponte sullo Stretto di Messina nel corso della popolare trasmissione “Porta a porta”.

Il fondatore e leader di Forza Italia dichiarò nel 2002: “Il Ponte di Messina questa volta si farà, lo garantiamo, porremo la prima pietra nel 2004 e lo concluderemo nel 2020”. Non succederà nulla di tutto questo, ma il tema tornerà a riemergere anche con altri governi come quello di Matteo Renzi nel 2016 e quello attuale di Giorgia Meloni in cui a spingere per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina è l’attuale Ministro delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini. Non solo il viadotto tra Sicilia e Calabria è stata una grande opera proposta da Silvio Berlusconi, politico che si è sempre detto “un uomo del partito del fare”. Quello che è stato il numero uno di Forza Italia ha espresso frequentemente il proprio sostegno alla realizzazione delle grandi infrastrutture come la realizzazione della terza corsia sul Grande Raccordo Anulare di Roma, la Variante di valico tra Bologna e Firenze, il passante di Mestre a Venezia ed il rifacimento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Morte Berlusconi: gli interventi minori e quelli mai fatti

Non tutte le promesse elettorali sono state mantenute da Silvio Berlusconi, altre invece non si sono rivelate influenti in maniera positiva. Quand’è stato al governo, Silvio Berlusconi ha tentato di mettere ordine nel sistema delle coperture assicurative, introducendo l’indennizzo diretto del danneggiato da parte della propria compagnia, portato a compimento con un decreto legislativo nel settembre del 2005 durante il terzo governo del Cavaliere. Una promessa non mantenuta è indubbiamente quella inerente l’abolizione del bollo auto che avrebbe portato alla sparizione di circa 6,5 miliardi di euro l’anno dalle casse dello Stato.

Un qualcosa che si somma ad accise e superbollo che manifestano come nella sua carriera politica Berlusconi abbia aumentato le tasse automobilistiche. Sotto la guida del leader di Forza Italia è stato introdotto anche il certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori, era il 1° luglio del 2005 quando fece capolino il patentino per i ciclomotori evitando che i quattordicenni si mettessero alla guida di motorini senza avere il minimo rudimento delle norme di circolazione e della segnaletica stradale. La riforma del Codice della Strada non è mai arrivata durante i quattro governi presieduti da Berlusconi, ma neppure con quelli guidati da altri esecutivi, quindi nel corso degli anni si è provveduto ad aggiornare le norme con una miriade di provvedimenti parziali, intervenendo sugli aspetti più urgenti, senza però riuscire a mettere in atto una revisione vera e propria, radicale. Salvini ci sta provando e promette di portare a termine l’opera entro il 2024.

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