Categorie: Prove su strada

Nuova MINI Cooper D 2014: la prova su strada

Tempo di lettura: 4 minuti

La MINI ha da sempre un fascino particolare. La terza serie dell’era moderna non vuole farsi sfuggire neanche uno dei clienti stregati dal nuovo corso BMW: senza perdere chi ha messo su famiglia e cerca una vettura più comoda (leggasi 5 porte e Countryman), né chi crede ancora nella formula quattro posti e go-kart feeling in meno di 4 metri di lunghezza.

Il pianale della generazione F56 è l’UKL della Casa dell’Elica, quello nuovo a trazione anteriore e motori trasversali: le fondamenta delle future sportivette di Monaco e l’ideale per le auto più compatte, che richiedono di ottimizzare lo spazio interno per assicurare il massimo dell’abitabilità. Le sospensioni rimangono saldamente concentrate verso uno schema raffinato, ovvero la combinazione McPherson anteriori e multilink posteriori.

Cooper D: la virtù sta nel mezzo

La Cooper D è la versione media della compatta british per eccellenza, posizionata tra la One D e la Cooper SD. È una delle motorizzazioni più vendute, parca e brillante al punto giusto: d’altronde la virtù sta nel mezzo.

Gli interni sono maturati, ma mantengono lo spirito giocoso delle passate edizioni: ora hanno assemblaggi più curati e un’inedita disposizione di comandi e strumentazione, più razionale grazie all’introduzione del sistema iDrive. Nelle buche cittadine, nonostante l’assetto rigido, non si sentono scricchiolii e il colpo è solido e di qualità. Lo spazio è cresciuto rispetto al modello R56, così come le misure esterne che, però, rimangono abbondantemente sotto quota 4 metri (3.82 m). Il passo (2.49 m) è quasi invariato, ma la nuova architettura ha permesso di migliorare lo spazio per le gambe dei passeggeri posteriori: in due, dietro, ora ci si accomoda – è necessaria solo un po’ di destrezza nell’accedere al divanetto. L’abitacolo è raccolto attorno agli occupanti e, complici i sedili profilati e il tunnel stretto, la sensazione è di stare (piacevolmente) a braccetto con il passeggero. Il bagaglio, infine, è di 211 litri (278 sulla 5 porte): non immenso, certo, ma togliendo il doppio fondo le valigie per un weekend romantico ci stanno abbondantemente.

Scenografico lo schermo da 8.8 pollici a comando vocale e il nuovo controller MINI con Touchpad, sul quale si può scrivere con un dito. Un’auto giovanile non poteva che essere sempre connessa: persino al volante – ma solo da fermi – ci si collega alle community: Twitter, Facebook, Foursquare e altro ancora, come il calendario dello smartphone o le MINI Apps. Nuova anche la possibilità di settare i profili di guida: GREEN, MID, SPORT, che si regolano tramite una ghiera posta alla base del cambio e ottimizzano la risposta del pedale del gas, l’erogazione di coppia, la modalità ECO del climatizzatore e gli ammortizzatori a smorzamento attivo (optional) nel modo più efficiente o sportivo possibile.

Alla guida: il go-kart di sempre, con consumi ridotti

Per i lunghi viaggi la MINI non è certo l’auto ideale: rigida, un po’ troppo avvolgente e non proprio silenziosa ad andatura autostradale, ma se si guida diventa la piccola per eccellenza: l’assetto piatto (fin troppo per la tranquilla Cooper D), il volante diretto e la leggerezza del corpo vettura permettono manovre alla “The Italian Job”. Il muso dove lo punti va, senza incertezze, con un accenno di sottosterzo solo se si sbaglia tutto e oltre il limite. Il retrotreno è ballerino il giusto: gratifica i più smaliziati e facilita l’inserimento in curva senza mettere in apprensione. L’elettronica non è mai invasiva ma sempre rassicurante, l’aderenza è elevata ma poco progressiva: rollio e beccheggio sono pressoché assenti, e se si escludono gli ausili alla guida bisogna agire sullo sterzo con prontezza.

La Cooper D, in particolare, gratifica nella guida sportiveggiante ma non esasperata. Il motore e il cambio sono pensati per un utilizzo brioso dell’auto: chi cerca le performance, invece, deve guardare alla nuova Cooper S 2.0L da 192 CV o alla più parca Cooper SD da 170 CV e 360 Nm di coppia max. Il 1.5 Twin Power Turbo, con i suoi 116 CV, non tradisce l’architettura a tre cilindri: dall’interno è ben isolato e le vibrazioni sono assenti – solo al minimo, dall’esterno, si percepisce la mancanza di un pistone. A questo si sommano le prestazioni gratificanti che sa regalare a chi è alla guida: con uno 0-100 staccato in soli 9 secondi e 205 km/h di velocità massima, la Cooper D coniuga sprint e consumi ridotti. L’automatico Steptronic si abbina perfettamente alla motorizzazione, contribuendo a far lavorare il tre cilindri nel regime di coppia ottimale (270 Nm a 1750 giri/min). Le cambiate non sono fulminee, ma in modalità sequenziale offre comunque qualche spunto di divertimento.

I consumi, infine, si attestano su una media di 18 km/l (si oscilla tra i 16 in città e i 20 sulle strade extraurbane). Se si cercano le prestazioni non si scende mai sotto i 12 km/l, dato positivo a fronte del crescente tasso di divertimento. Anche la frenata è ottima, complici la bontà dell’impianto e le generose dimensioni delle gomme in equipaggiamento (205/40 R17). Presente anche una vasta gamma di sistemi di assistenza alla guida, in grado di aumentare significativamente la sicurezza e il comfort. Tra gli optional troviamo il Forward Collision Warning (FCW), City Collision Mitigation (CCM), Speed Limit Info (SLI), Video Adaptive Cruise Control, High-Beam Assistant digitale, Traffic Sign Memory e No Passing Info (NPI). Sono disponibili anche la telecamera per la retromarcia, il controllo della distanza di sicurezza, il Cruise Control e il sistema di parcheggio automatico.

Prezzi e concorrenti

La MINI parte da 16.950 €, ma si fa in fretta a far lievitare il prezzo d’acquisto: la nostra costava quasi il doppio. Per la Cooper D bisogna mettere da parte 21.950 €, che si avvicinano di slancio a quota trentamila se – come nell’esemplare in prova – non si vuole rinunciare a vernice metallizzata, sedili in pelle, cerchi da 17″, climatizzatore automatico, sensori pioggia e luci, navigatore satellitare, Hi-Fi Harman Kardon, fari full LED e cambio automatico.

Insomma le qualità della MINI si confermano e sono maturate: con dimensioni contenute è l’ideale per la città, lo spazio interno leggermente superiore permette spostamenti in quattro, il go-kart feeling è invariato e i consumi ridotti grazie all’alta efficienza della nuova famiglia di motori. Ideale come prima auto per un giovane o come seconda per la famiglia. L’unica concorrente diretta è l’Audi A1 (Sport 1.6 TDI S-tronic): per entrambe le possibilità di personalizzazione sono quasi infinite ed è bene non calcare troppo la mano, pena un costo troppo salato per una compatta del Segmento B.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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