Se siete soliti andare al lavoro in macchina, percorrendo quindi le stesse strade quotidianamente, vi sarete sicuramente accorti della rapida ascesa dei prezzi dei carburanti. Nel weekend è arrivato il commento, polemico, del ministro Cingolani, intanto il governo prende tempo e i prezzi continuano a virare pericolosamente verso l’alto.
Basta guardare la tabella di una qualsiasi stazione di rifornimento per accorgersi che i listini dei prezzi carburanti sono aumentati fino ai 2,219 euro al litro, questo il prezzo della benzina oggi, ai 2,225 euro/litro per il Diesel, con lo storico sorpasso tra i due idrocarburi che è passato quasi in secondo piano.
Insomma, facendo due calcoli, fatti per noi da Assoutenti, che ringraziamo per evidenziare una situazione che danneggia davvero tutti, dall’inizio della guerra Russia-Ucraina (24 febbraio) il prezzo della benzina è salito in Italia del 19,7% mentre il gasolio del 28,8%. C’è solo un, macroscopico, problema: non è aumentato della stessa percentuale il prezzo del barile; secondo l’edizione odierna del Corriere della Sera, giusto per citare una fonte autorevole, il prezzo del barile WTi è appena calato a 97 dollari.
“Prima dell’annuncio di Putin circa l’operazione in Ucraina un litro di verde costava in Italia in media 1,854 euro al litro, 1,728 euro il gasolio – spiega il presidente Furio Truzzi – Oggi un litro di verde ha raggiunto il livello medio di 2,219 euro al litro, il Diesel 2,225 euro/litro. Questo significa che in appena 21 giorni i listini della benzina sono saliti del +19,7%, e un litro di verde costa 36 centesimi di euro in più rispetto al periodo pre-conflitto. Il gasolio è aumentato addirittura del +28,8%, +49 centesimi al litro”.
“A conti fatti, un pieno di verde costa oggi 18,2 euro in più rispetto a tre settimane fa, +24,8 euro un pieno di gasolio – prosegue Truzzi – Rincari su cui pesano come un macigno fenomeni speculativi che determinano rialzi dei listini abnormi e del tutto ingiustificati. Per tale motivo chiediamo al Governo di attivarsi contro le speculazioni sui carburanti, e di varare entro questa settimana la sterilizzazione dell’Iva e un taglio delle accise che pesano su benzina e gasolio, unica possibilità per ottenere una riduzione immediata dei prezzi alla pompa”.
Riprendendo l’apertura, anche l’importante indice Brent segna oggi, martedì 15 marzo 2022, un calo a 103 dollari rispetto ai 130 dei giorni scorsi. Significa che potrebbe frenarsi se non arrestarsi completamente l’ascesa dei prezzi che qualcuno già voleva vedere vicino ai 3 euro. Mentre il Governo si muoverà con un decreto per ridurre almeno di 15 centesimi il prezzo del carburante (eliminando solo alcune accise, come la tragicomica sulla guerra in Etiopia di fine anni ’30).
Ciò significa, innanzitutto, che il prezzo della benzina non salirebbe più. Ci vorranno però giorni, se non settimane, intervento di Draghi a parte, per vedere tornare a livelli più “umani” il prezzo dei carburanti.
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