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Smaltimento batterie auto elettriche: il progetto Revolt fa già parlare di sè

Tempo di lettura: 2 minuti

Tra le principali innovazioni che ha vissuto il mondo automotive in questi ultimi anni bisogna annoverare sicuramente l’introduzione massiccia di modelli elettrici e quindi dell’annoso problema dello smaltimento delle batterie delle auto elettriche. C’è un fattore, tuttavia, che preoccupa gli esperti: in che modo è possibile rendere ancora più sostenibile la loro produzione, l’utilizzo durante la vita in vettura ma soprattutto lo smaltimento degli accumulatori di energia, in cima alla lista dei problemi da affrontare per un approccio davvero green alla mobilità elettrica.

Smaltimento batterie auto elettriche: il progetto Revolt è sicuramente il più avanzato

Si è sentito parlare di usare le rocce marine come “fonte” delle terre rare, senza forse considerare i costi relativi, così come qualcuno ha avanzato l’idea di usare la canapa al posto del litio. Insomma, tutte idee interessanti ma non sarebbe meglio riutilizzare al 100% una batteria esausta donandole una nuova vita?

L’azienda che a oggi sembra essere più avanti sul processo di smaltimento delle batterie delle auto elettriche è la svedese Northvolt con a capo due ex-dipendenti della Tesla, Peter Carlsson e Paolo Cerruti, che hanno lavorato molto per portare risultati concreti nel progetto denominato “Revolt” con l’obiettivo di riciclare ogni anno fino a 125.000 tonnellate di batterie attraverso un processo unico nel proprio genere. Quest’ultimo prevede un trattamento idrometallurgico a bassa energia che è in grado di utilizzare una soluzione acquosa per isolare i metalli e separarli dalle impurità e che permette, a tutti gli effetti, il recupero fino al 95% dei metalli presenti nelle celle degli accumulatori.

Smaltimento batterie auto elettriche: le parole ed i numeri della realizzazione

Siamo riusciti a dimostrare che esiste un metodo sostenibile ed ecologicamente valido per produrre batterie, un metodo alternativo a quello convenzionale che prevede di estrarre continuamente nuovi materiali per la produzione – ha comunicato Emma Nehrenheim, capo del progetto Revolt – Il processo che abbiamo utilizzato può recuperare fino al 95% dei metalli presenti in una batteria, a un livello di purezza pari a quello di un materiale nuovo appena estratto. Ora non ci resta che rendere questo processo più efficiente per gestire i grandi volumi di batterie che necessiteranno di essere riciclate in futuro”.

Con questi risultati, ora il progetto è quello di arrivare a produrre entro il 2030 delle batterie con almeno il 50% di materiali riciclati: per fare ciò Northvolt dovrà terminare la costruzione di un nuovo stabilimento nella località svedese di Skelleftea, che riceverà sia batterie a fine vita derivati da veicoli elettrici sia scarti di produzione provenienti dalla prima factory.

Un altro obiettivo fissato sarà quello di recuperare tanti altri elementi dalle batterie, tra cui rame, alluminio e plastica, per poi utilizzarli nuovamente nella linea di produzione. Se verranno rispettate le scadenze la Northvolt potrebbe davvero diventare il più grande stabilimento di riciclaggio di batterie in Europa, nonchè l’unico a saper riutilizzare il litio, il nichel, il manganese e il cobalto dei battery pack delle vetture a zero emissioni.

Autore: Alessio Richiardi

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