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Bosch annuncia i primi tagli all’organico in Germania: effetto dell’elettrico?

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Continuano le proteste e gli scioperi in Germania. Non cessano i sit-in attuati dai lavoratori della Bosch scaturite dall’annunciato taglio dei posti di lavoro. Secondo il sindacato IG Metall, circa 3.000 dipendenti hanno lanciato un monito di protesta a Buehl, i quali si sono uniti a quelli che hanno proclamato sciopero negli stabilimenti di Monaco ed Arnstadt. Tutti e tre questi impianti produttivi stanno facendo i conti infatti con ingenti tagli di posti di lavoro decisi dalla multinazionale tedesca.

In quel di Buehl sarebbero all’incirca 1.000 i lavoratori che verranno licenziati entro il 2025, a causa di trasferimenti, tagli o nuove assunzioni. Per quel che concerne Arnstadt, invece, circa 100 lavoratori potrebbero essere mandati anticipatamente a casa, visto che la fabbrica che produce regolatori per generatori (una componente che sarà assente dai veicoli elettrici) dovrebbe chiudere entro la fine del 2021 a causa della mancanza di domanda. 250 dipendenti dovrebbero invece perdere il lavoro a Monaco, oppure potrebbero essere trasferiti all’estero, anche se in questo caso non è stata presa una decisione definitiva.

Purtroppo, a quanto pare le proteste non stanno avendo gli effetti sperati, anzi, Bosch sarebbe sempre più convinta nel procedere con l’invio delle lettere di licenziamento. Ciò lascia intendere che il colosso tedesco stia fortemente risentendo della transizione elettrica. Questa transizione, seppur giustissima sotto il profilo della sostenibilità ambientale, sta travolgendo il settore automobilistico globale, obbligando anche il settore della componentistica a mutare in maniera più che considerevole le proprie esigenze.

Bisogna tutelare l’ambiente, e si è capito come l’elettrico sia solo apparentemente un modo per riuscirsi, ma non bisogna dimenticarsi di tutelare i lavoratori.

Autore: Angelo Petrucci

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