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La tassa di 10 dollari sul petrolio

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Obama vuole mettere una tassa di 10$ al barile sul petrolio. Il balzello è stato inserito come entrata nel budget per il 2017 e servirà per finanziare ricerca e infrastrutture in ottica green.

 Fosse successo in Italia saremmo tutti sul piede di guerra al grido di “Ecco l’ennesima accisa per fare cassa sugli automobilisti”. Ma l’idea di Obama non è affatto malvagia sulla carta.

La volontà sarebbe quella di far pagare il nuovo balzello alle compagnie petrolifere ed entrerebbe a regime nel 2017 iniziando con 2$ al barile per crescere di anno in anno fino ad arrivare a 10$ il quinto anno. Inoltre, non riguarderebbe le compagnie che estraggono petrolio sul suolo statunitense ma solo quelle che importano.

Le compagnie petrolifere non l’hanno presa bene, comprensibilmente, visto che ormai il prezzo del petrolio è inchiodato da qualche settimana attorno ai 30$.

L’8 febbraio il prezzo medio alla pompa negli Stati Uniti è stato di 0.65 cents al litro (2.45$ al gallone) contro 1.18 euro al litro di media del diesel in Italia (dati GlobalPetrolPrice).

Jeff Gerard, il Chief Excecutive dell’ American Petroleum Association, ha subito tuonato “La Casa Bianca pensa che gli americani paghino troppo poco la benzina, quindi hanno proposto una nuova tassa per alzare il prezzo alla pompa di 25 cents (6 centesimi al litro), danneggiando tutti coloro che traggono benefici dal basso prezzo attuale, distruggendo posti di lavoro e mettendo in pericolo la leadership energetica americana”. Insomma, la tassa finirà per riversarsi sul prezzo alla pompa e a pagare saranno sempre i soliti automobilisti.

Quella di Obama, più che una proposta, vuole essere una provocazione e una sorta di testamento sulla via da percorrere in futuro. A Novembre ci saranno le nuove elezioni e il futuro presidente si troverà la patata bollente in mano.

Attualmente, come definita dai Repubblicani che controllano il Senato, la Oil Barrel Tax viaggia su un binario morto perché la destra americana è del tutto contraria e preoccupata che la tassa finirà per colpire gli americani più poveri.

Dall’altro lato invece, Hillary Clinton e Bernie Sanders, che corrono per le primarie democratiche, sono determinati a ridurre la dipendenza americana dai combustibili fossili e chiedono una decisa azione contro l’inquinamento.

Tassa o non tassa, democratici o repubblicani, la questione è mondiale. Per incentivare i cittadini ad usare mezzi di trasporto alternativi e meno inquinanti servono ingenti investimenti che rendano questi servizi e tecnologie efficienti nonché accessibili. Nel piano di Obama si prevedono 20 miliardi per ridurre il trasporto su gomma, 10 miliardi per trasporto pubblico e 2 miliardi per ricerca su veicoli e aerei green.

In Francia metteranno un’accisa per l’asfalto fotovoltaico (ve lo abbiamo raccontato qui), in Germania è pronto un piano da 2 miliardi di euro. In Italia…?

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