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L’Italia deve credere anche nell’idrogeno, parola del ministro Giovannini

Tempo di lettura: 2 minuti

Il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini si trova in una posizione molto “scomoda” in relazione alle scelte future per l’Italia che si sposta. Mentre il mercato automobilistico interno fatica, le spinte europee per l’elettrificazione sono sempre più grandi. Gran lavoro è già stato fatto sulle colonnine di ricarica, ma Giovannini non può dimenticarsi che anche il settore dell’idrogeno vorrebbe una fetta della torta del futuro.

L’Italia deve credere nell’idrogeno: le parole del Ministro

Durante la presentazione del Rapporto sulla decarbonizzazione del trasporto merci in Italia della Europea Climate Foundation, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili del governo Draghi ha dichiarato: “sto discutendo con le Regioni i progetti sull’idrogeno. Serve una rete coerente per la produzione e la ricarica. In Germania cominciano a circolare i tir all’idrogeno. Non possiamo restare fuori. Per questo il ministero cerca di accelerare con i concessionari autostradali sulle infrastrutture di ricarica”.

Sono parole molto interessanti in relazione, a dirla tutta, alla quasi totale inesistenza di un mercato a idrogeno per quanto riguarda i trasporti e alla relativa infrastruttura. Ma che indubbiamente avrebbe modo di crescere se esistesse una base su cui contare.

L’Italia deve credere nell’idrogeno: gli investimenti sui trasporti

Giovannini ha anche parlato degli investimenti sui trasporti merci a zero emissioni: “Nei prossimi anni investiremo sulla costruzione delle gigafactory per la produzione di batterie. Ma perché non investire anche sui mezzi per il trasporto merci a zero emissioni? Nel Pnrr ci sono già 300 milioni per gli autobus. Si può fare anche per il trasporto merci. La discussione del prossimi mesi del pacchetto europeo Fitfor55 sarà decisiva per capire come intervenire. Quello che bisogna evitare è fare la transizione ai veicoli a zero emissioni, e in seguito mettere in difficoltà chi ha comprato le vetture, perché non ci sono reti. Ci sarebbe una rivolta contro chi ha programmato male quel processo”.

Per questa ragione, ha concluso il ministro, starebbe personalmente costituendo una struttura dedita al Mims per la parte di Fitfor55 di competenza.

Autore: Alessio Richiardi

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