Mercato auto marzo 2020: la chiusura delle concessionarie e la paura degli italiani in questo momento di grande incertezza legato alla pandemia in atto si riflettono sulle immatricolazioni, con un calo vertiginoso rispetto a un anno fa.
Federauto, la Federazione italiana dei concessionari auto, lancia un allarme, un allarme che definire rosso è riduttivo. Il lockdown, così è stato definita la serrata a una moltitudine di attività non ritenute essenziali, ha condannato il mercato auto di marzo a perdere l’85,6% delle immatricolazioni, comparando i dati del primo mese di sospensione delle attività per molte concessionari al dato relativo a marzo 2019.
In numeri, meno di 28.057 auto immatricolate nel mese di marzo contro le 194.273 di un anno fa (dati UNRAE). Numeri inevitabili, che potrebbero anche peggiorare nel mese di aprile, specie dopo che il ministro della Sanità Roberto Speranza ha prorogato i blocchi almeno fino al 13 aprile (ma c’è da scommettere che verranno estesi almeno fino agli inizi di maggio).
“La chiusura dell’Italia, perché di questo si tratta, ha portato inevitabilmente alla caduta delle immatricolazioni di autoveicoli nuovi e per l’usato la situazione non cambia, determinando un contesto negativo mai vissuto sul mercato automobilistico. Concretamente c’è da aspettarsi che fra marzo ed aprile il mercato auto possa perdere 350.000 pezzi ed un possibile calo del 60% su base annua ove dovessero permanere i provvedimenti attualmente in vigore. Tutto questo è molto preoccupante per la tenuta del sistema occupazionale delle concessionarie: nel 2007-2019, di fronte ad un calo del 23,2%, persero il lavoro circa 30.000 addetti. È presto per tirare conclusioni perché dobbiamo ancora capire come evolverà la situazione nei prossimi mesi, ma oggi non possiamo essere ottimisti”, ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto
Secondo Cosentino…“Abbiamo bisogno di grande attenzione da parte del Governo perché il nostro settore ha tutti i numeri per giustificarla: mi riferisco al dato occupazionale, al peso sul PIL, alle entrate fiscali che generano la vendita, l’assistenza e la gestione degli autoveicoli. Apprezziamo le misure sulla cassa integrazione ma sono insufficienti a fronteggiare una situazione senza precedenti in cui bisogna governare imprese complesse, settate su volumi di attività che nessuno sa quando potranno essere nuovamente raggiunti. Per questo abbiamo richiesto al Presidente del Consiglio ed al Parlamento alcune modifiche al Decreto Cura Italia per mettere tutte le nostre aziende, piccole, medie e grandi che siano, nella condizione di accedere alla liquidità, il bisogno più urgente, necessaria per traguardare questo momento di grandissima difficoltà”.
In questo senso UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentati Autoveicoli Esteri ha ipotizzato due scenari: nel “Best Case“, con la chiusura delle attività estesa a tutto il mese di maggio, il mercato potrebbe riprendere gradualmente vita da giugno e proseguire su questa onda dall’estate in poi, senza però mai tornare ai livelli del 2019.
Nel “Worst Case“, che nessuno si augura, la proroga delle chiusure arriva fino ad agosto e la riapertura, sempre graduale, si estende fino ai margini dell’autunno. In questo scenario post-bellico, UNRAE ipotizza un calo del -46% sulle immatricolazioni confrontando 2019 e 2020, con tutti gli effetti sulla filiera che, al momento, possiamo solo immaginare.
Per quanto riguarda il mercato delle autovetture, UNRAE, nel corso della conferenza stampa tenutasi mercoledì 1 aprile, ha proposto due soluzioni:
Sempre secondo UNRAE, con queste misure il calo, confrontato al 2019, sarebbe del 21% nel Best Case, contro il -32% senza l’adozione delle misure proposte, mentre nel Worst Case -41% contro il -46%.
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