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Conosciamo meglio il V12 aspirato della nuova Aston Martin Valkyrie

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Guardatelo bene, drizzate le orecchie. In un mondo dell’auto che sta ormai virando verso nuove forme di alimentazione, un V12 aspirato fa sempre notizia, specie se è quello che verrà montato su una hypercar che ha poco da invidiare a una Formula 1.

Questa “rarità”, paragonabile agli avvistamenti del Rinoceronte di Giava, un giorno sarà considerato un pezzo da collezionisti e, se non sarà rimasto a bordo di qualche auto da collezione, lo troveremo in mezzo a un salotto esposto come una reliquia o come oggetto di design.

Aston Martin ha scelto questa soluzione, e non poteva essere altrimenti, per quella che è annunciata come l’auto che ruberà la scena alle sue rivali globali, la Valkyrie, con tanto di prestazioni e dati ufficiali: 6.5 litri, 1.000 CV tondi tondi a 10.500 giri, fondo scala a 11.000 giri e una potenza CV/litro che fa invidia a tanti, ma è per pochi, pochissimi.

A vederlo così, inoltre, sembra mastodontico ma pesa “solo” 204 chilogrammi, grazie all’utilizzo di leghe di alluminio e titanio. Dimenticavamo di dirvi che quest’opera d’arte è figlia del lavoro dell’inglese Cosworth, la quale promette orgogliosamente di aver tirato fuori questi numeri pur garantendo 100.000 km di percorrenza senza necessità di manutenzione…e poi se la vedranno i fortunati milionari.

V12 aspirato

Al V12 aspirato verrà affiancata un’unita elettrica, probabilmente qualcosa di simile all’ERS (di origine Renault, in attesa del passaggio a Honda nel 2019) montato sulla RB14 progettata da Adrian Newey e portata sui campi di gara da Max Verstappen e Daniel Ricciardo nel corso del 2018.

Se già la Valkyrie di per sé è estrema, specie nelle forme, il suo Motore, la M maiuscola non è stata scelta a caso, merita il classico “SU IL VOLUME”

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