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Una mazzata sul morale della Ferrari dopo Singapore: serve lo sprint nelle ultime sei gare

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Fino al Belgio la Ferrari sembrava marciare come una macchina perfetta, poi è arrivata Monza e sono arrivati i primi dolori, complice l’errore di Vettel alla Roggia e il blistering emerso sulla monoposto di Raikkonen per una strategia quanto meno fantasiosa. La notte di Singapore deve ancor più offuscato la concentrazione del team di Maranello, uscita da Singapore ben demoralizzata e con la consapevolezza che per il mondiale sarà dura, durissima, ma è qui che bisogna reagire.

Consapevoli, dopo la pole del sabato, che Hamilton sarebbe stato imprendibile, gli uomini in rosso hanno azzardato con una strategia molto aggressiva sulle Ultrasoft che non ha dato i risultati sperati. Vettel a fine gara sembrava l’ombra di sé stesso ma anche prima della gara pareva sconsolato, abbattuto, rassegnato.

Nelle ultime settimane l’aria appare tesa a Maranello: il tedesco aveva spinto per tenere Raikkonen e i vertici Ferrari gli hanno messo accanto Leclerc per il futuro prossimo, mossa non troppo gradita dal tedesco che ha capito di non avere in mano la scuderia come nei tempi che furono di Schumacher. In più Raikkonen sta correndo da uomo libero, nel senso che non è più così dedito a rispettare gli ordini di scuderia anche se ieri non è stato il caso.

Peccato che a Singapore poca colpa si possa attribuire ai piloti. È stata proprio la squadra ad apparire spompata, non riuscendo a tirare fuori il meglio da una monoposto, la SF71H, che con i cittadini va abbastanza a nozze (meno comunque della Red Bull e meno di Hamilton e della sua freccia N.44, perché guardate dove è finita l’altra Mercedes…).

È apparso quindi subito chiaro, una volta rientrata la safety car per il contatto Perez Ocon, che l’unico modo per attaccare Hamilton, sperando in un’evoluzione diversa della gara, sarebbe stato quello di differenziare la strategia ma, a posteriori, non ha pagato.

Sulle piste che ci aspettano, a partire da Sochi tra due settimane, la rossa deve tirare fuori il massimo e sperare. La pazienza è la virtù dei forti e solo lottando come una furia, rossa, questo mondiale può arrivare a Maranello. Però non con questo morale da notte fonda…

Come la pensano i piloti Ferrari dopo la gara di Singapore

Sebastian Vettel: ”Vincere non è mai facile, anche se era il nostro obiettivo. La qualifica di ieri non era andata come volevamo e non eravamo riusciti a dare il meglio di noi stessi. Oggi, partendo dalla terza posizione, dovevamo provare qualcosa di diverso, ma non ha funzionato e ci siamo ritrovati nella stessa posizione all’arrivo. Ero partito bene e dopo aver passato Max per un po’ sono stato secondo, ero d’accordo con la chiamata ai box, sapevo che mi sarebbe servito un super-giro di uscita per cercare di stare davanti ma non è andata così. Ho perso tempo dietro a un’altra macchina e i freni si sono un po’ surriscaldati, c’è mancato poco ma abbiamo avuto la peggio. Ho piena fiducia nella squadra perché, stando seduto in macchina, non posso sapere tutto quello che succede e mi fido di loro. Il nostro obiettivo non era quello di finire terzi, ma oggi non siamo stati abbastanza veloci.”

Kimi Raikkonen: ”Oggi in gara non è successo granché; la macchina si comportava bene e avevamo una buona velocità, ma il più delle volte siamo rimasti bloccati dietro a qualcuno e abbiamo dovuto gestire le gomme. In questa pista è impossibile sorpassare, a meno che chi ti sta davanti non commetta un grosso errore. Potevo vedere che Bottas aveva difficoltà con la gomma anteriore destra e a volte andava in bloccaggio; riuscivo ad avvicinarmi a lui, ma non abbastanza per superarlo. Nel settore centrale del tracciato diventava anche difficile seguirlo perché perdevo carico aerodinamico. Nel primo stint eravamo rimasti fuori più a lungo sperando in una Safety Car, ma non è successo. La qualifica qui è la chiave di tutto, ovviamente quando parti dietro la tua gara finisce per essere noiosa, bloccato dietro ad altre macchine. Non c’è stato modo di usare tutta la nostra velocità. Ovviamente volevamo di più, abbiamo fatto quello che potevamo ma questo è tutto quello che abbiamo ottenuto.”

 

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