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Yamaha OW53 500: l’ultima ‘in linea’

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La Yamaha ha senza dubbio segnato la storia moderna del motociclismo ‘da corsa’. Fedele al motore a due tempi fin dal debutto, ha portato degli anni ’60, è stata la prima Casa a vincere il mondiale nella classe 500 con un motore di questo tipo (Giacomo Agostini – Yamaha OW23 – 1975). Da allora e fino al 2001 (dal 2002 la gloriosa classe 500 fu sostituita dalla MotoGP) Yamaha, Suzuki e Honda non ebbero rivali. Ventisette anni in cui 10 titoli andarono alla Yamaha, 6 alla Suzuki e 11 alla Honda. In tutti questi anni le Yamaha subirono una lenta evoluzione tecnica, utilizzando tre diversi schemi di motore e segnando la trasformazione delle strutture dei telai da tubi tondi d’acciaio ai tubi quadri d’alluminio ai travi di alluminio che, con le opportune variazioni e tranne alcuni rari casi, sono quelli che ritroviamo sulle moto da corsa odierne. E’ normale che un così lungo periodo storico sia stato segnato da successi e insuccessi, legati non solo al materiale tecnico ma anche a piloti che, correndo per una Casa o un’altra ne hanno pesantemente condizionato i risultati.

KR, re del Motomondiale

Uno di questi, per la Yamaha, è stato senza dubbio Kenny Roberts, che per tre anni consecutivo (1978, ’79 e ’80) ha dominato la scena. Roberts ruppe il breve dominio della Suzuki (1976 e ’77) che con Barry Sheene per prima accettò la sfida con la Casa dei Tre Diapason nel mondiale 500. Se Kenny Roberts era un fenomeno difficilmente da battere qualunque moto guidasse, la Suzuki non si arrese e continuò ad affinare la sua quattro cilindri ‘in quadrato’ e ammissione a disco rotante per non perdere il contatto tecnico con l’avversaria.

Yamaha
La Yamaha OW53 del 1981.
Roberts contro la Suzuki

Roberts aveva vinto il mondiale 1980 utilizzando la OW48, una moto di cui era perfettamente padrone ma che non era certo superiore alle Suzuki RG 500. Basta infatti scorrere la classifica finale del mondiale per trovare, dietro ‘il marziano’, ben cinque Suzuki. E anche il numero di vittorie fa capire che la lotta è stata dura: quattro per la Yamaha (tre di Roberts e una di Middelburg) contro tre per la Suzuki (due di Mamola – secondo nel mondiale e una per Lucchinelli) con la Suzuki prima tra i Costruttori.

La OW48R

Per dare a Roberts un mezzo più competitivo, già a fine stagione 1980 la Yamaha creò la OW48R che si differenziava dalla OW48 per la particolarità del motore coi due cilindri esterni rovesciati, ovvero con l’aspirazione in avanti e lo scarico dietro, per ospitare due camere d’espansione sotto la sella e ottenere contemporaneamente un andamento più lineare della loro forma e togliere dalla parte bassa un notevole volume che limitava le sempre maggiori capacità di ‘piega’ consentite dai telai e dalle gomme di ultima generazione.

Il motore ha la particolarità dei cilindri esterni rovesciati.
OW53 modello di transizione

Alla Yamaha, consapevoli della validità tecnica della Suzuki, diedero a Roberts per la stagione 1981 una moto col motore che abbandonava il classico schema dei quattro cilindri in linea disposti trasversalmente per passare a un’architettura molto simile a quella del Suzuki RG. Siglata OW54, la nuova Yamaha non fu un successo. Affidata inizialmente solo a Roberts e più avanti nella stagione anche a Sheene, fresco del divorzio con la Suzuki e che ha iniziato con la OW53, non consentirà a Kenny di difendere come avrebbe voluto il titolo, tanto da arrendersi a un formidabile Marco Lucchinelli, che con la Suzuki RG assistita dal Team Gallina, coglie una serie di brillanti successi e piazzamenti, e pure a Randy Mamola, con un’altra Suzuki.

Yamaha
La sospensione posteriore è del tipo monocross.

La moto protagonista di questo servizio è la Yamaha OW53 del 1981, ovvero la versione approntata dalla Casa per i piloti di spicco appoggiati dai vari importatori, incluso Barry Sheene, che più avanti nella stagione passerà all’ufficialissima OW54. Questa moto rappresenta quindi l’ultima quattro cilindri ‘classica’ della Yamaha e può quindi essere considerato un modello di transizione tra due schemi tecnici profondamente diversi.

Va considerato che lo stesso anno la Yamaha produce anche una 500 destinata ai piloti privati. la TZ500H, che però non brillerà per competitività e con la quale corse quell’anno anche il nostro Guido Paci.

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