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BEST Impreza: intervista a chi ha ridato vita alla Subaru di McRae

Tempo di lettura: 12 minuti

Da anni, ormai, si dice che le vere icone del mondo del motorsport siano assenti dal panorama internazionale. Sia in Formula 1 che nei rally, con regolamenti sempre più stringenti, è difficile riuscire a creare un’auto davvero iconica per stile, sound e vittorie. Per trovare delle vere icone nel mondo del rally dobbiamo tornare indietro almeno agli anni ’80 e ’90, con le Lancia Delta, Toyota Celica e la Subaru Impreza a far innamorare un’intera generazione. Proprio la Impreza, con il suo sound così caratteristico del quattro cilindri boxer e il suo stile da vettura stradale, ha fatto strage di cuori tra gli appassionati di rally come Carlo Boroli.

L’imprenditore piemontese, con un passato anche nel mondo delle attrezzature sportive a livelli olimpici, ha infatti sviluppato un’enorme passione per la Impreza, tanto da aver deciso di lanciarsi in un’avventura imprenditoriale mossa dalla passione, BEST Impreza. Dopo aver acquistato diverse Impreza, stradali e soprattutto ex-ufficiali, e aver sviluppato una conoscenza quasi enciclopedica di queste vetture, Boroli ha deciso di realizzare una serie limitata di Impreza che riprendessero il progetto originale di Prodrive, sviluppatrice delle vetture Gruppo A e WRC per la Casa delle Pleiadi, ma sfruttando tecnologie e materiali moderni.

Saranno otto le BEST Impreza totali, tutte realizzate con l’obiettivo della ricerca della perfezione. “Per le BEST Impreza non sono sceso a compromessi: volevo il massimo. Il Best.”. Queste sono solo alcune delle parole di Boroli rilasciate nella nostra intervista esclusiva, che parla di passione, rally e le imprese leggendarie di un campione come Colin McRae, grande idolo di Boroli (e non solo). Scopriamo allora come è nata e cos’è BEST Impreza, e le sfide affrontate dalla BEST Engineering per costruirla, artigianalmente, tra Lago d’Orta e Lago Maggiore.

Chi è Carlo Boroli e cosa rende la Subaru Impreza Gruppo A così speciale

Classe 1971, Carlo Boroli è un dirigente d’azienda e imprenditore dai molti interessi. Noto agli appassionati di sci per l’azienda da lui diretta per diversi anni, la Briko, ancora oggi leader nella produzione di caschi da sci e da ciclismo all’avanguardia, Boroli è anche segretario del consorzio Pool Sci Italia dal luglio del 2021. Il piemontese, nato e cresciuto sulle rive del Lago Maggiore, ha però sempre coltivato la grande passione per l’automobile. Da sempre amante delle corse, trasmesse dalla famiglia e dalla sua crescita in un luogo dove i rally erano all’ordine del giorno, proprio la vicinanza con il mondo rallistico ha portato Boroli ad appassionarsi e ad innamorarsi di un modello in particolare, alla Subaru Impreza.

Il modo in cui questa passione è sfociata nel progetto BEST Impreza lo scopriremo durante la nostra chiacchierata. Per capire però al meglio questa storia, è fondamentale conoscere anche l’altra protagonista di oggi, la Subaru Impreza Gruppo A. Conosciuta anche come Impreza 555 per via dell’iconico sponsor di sigarette della British American Tobacco, la Impreza Gruppo A prese il testimone di nuova icona del mondo del rally dopo il ritiro della Lancia Delta Integrale. Amata in tutto il mondo per il suo iconico quattro cilindri boxer, la Impreza Gruppo A non era sviluppata direttamente da Subaru.

A realizzarla furono gli specialisti di Prodrive, che sulla base della berlina compatta Impreza realizarono un vero capolavoro. Dotata del 2.0 quattro cilindri boxer che, sulle Gruppo A partì da 276 CV e arrivò nelle ultime iterazioni a superare di parecchio la soglia dei 300 CV, a rendere speciale la Impreza c’era la sua estetica quasi improbabile, da vettura “normale”. Confrontata con l’aggressiva Delta Integrale o con le successive rivali come Toyota Celica e Ford Escort Cosworth, la Impreza con le sue cinque porte e la linea da compatta a tre volumi diventò subito un mito per gli appassionati.

A renderla tale però ci pensava una meccanica raffinata, con differenziali attivi davanti e al centro, mentre quello posteriore bloccato rendeva l’auto nervosa, ma agilissima. Questa generazione di auto era però ancora estremamente analogica grazie al cambio ancora manuale con frizione a pedale e uno stile di guida differente per ogni vettura. Guidata, tra il 1993 e il 1996, da campioni del calibro di Ari Vatanen, Markku Alen, Richard Burns, Carlos Sainz, Piero Liatti e del leggendario Colin McRae, la Impreza Gruppo A vinse tre Campionati del Mondo Rally. Nel 1995 vinse il suo primo e unico titolo piloti Colin McRae, mentre Subaru vinse il titolo Costruttori nel 1995, 1996 . Da qui nasce il mito della Impreza e di Colin McRae, mitico pilota noto nel mondo per la sua guida spettacolare e spericolata. E proprio da questi trionfi nasce BEST Impreza, erede di un mito ormai leggendario.

La nostra intervista a Carlo Boroli, creatore di BEST Impreza

Da dove nasce la passione per l’auto, e per i rally in particolare?

L’altro giorno ho trovato un vecchio diario di scuola della quarta liceo, con una pagina dove c’è scritto sull’intera pagina “Io correrò in auto, io correrò in auto…”. Io credo che le passioni nascano anche dal DNA. Se andiamo a vedere nel passato della mia famiglia, mio nonno correva sulla Lancia DiLambda modificata nel 1926 contro Enzo Ferrari nella Coppa delle Alpi. Mio padre, invece, faceva il fotografo di Formula 1 per Editoriale Domus. Io ho visto la mia prima auto da corsa, una Stratos Gruppo 4, sulla Milano-Torino. Avrò avuto 6-7 anni, ma è un episodio che mi è rimasto nel cuore, tanto da ricordarlo ancora oggi.

Abitando poi sul Lago Maggiore, tra il Lago Maggiore e Novara c’erano rally pazzeschi, come il 999, il 111 minuti, il rally delle Valli Ossolane, tutti tra le gare più antiche nel panorama rallistico italiano. La passione per i rally nasce da questo, dal fatto che era la forma di competizione più vicina a me. La Formula 1 è bellissima, ma il suo mito è irraggiungibile. I rally, invece, si potevano fare, e si potevano guardare. Una volta c’erano anche le tappe dei rally notturne, immancabili per un appassionato. Passare la notte, con i tuoi amici, ad aspettare le auto passare nel buio era tutto.

Perché invece ha questa passione così viscerale per Subaru?

Questa passione è nata in modo molto naturale. Io ho fatto la patente nell’89, e ho cominciato a “girare” dal ’90 in avanti. Quelli furono gli ultimi anni del dominio Delta, conclusosi nel ’93, e il testimone l’ha raccolto la macchina che dopo di lei ha cominciato a vincere, che si chiamava Subaru Impreza. La Impreza è stata introdotta dalla Legacy nei rally, internazionali ma anche italiani, e aveva due caratteristiche peculiari.

La prima è ovviamente il rombo, completamente diverso dagli altri grazie al motore Boxer. La seconda era l’estetica, da macchina della “signora Maria” che andava a fare la spesa la domenica. Al contrario della Delta, che era già bombata, sportiva, muscolosa, le prime Impreza erano identiche alle vetture di serie.Anche se sotto erano completamente diverse, nel cuore erano le Gruppo A identiche alla macchina che tu compravi in concessionario. Dal ’94 al ’96 poi Subaru aveva nel suo squadrone, gestito da Prodrive, i migliori piloti dell’epoca: Ari Vatanen, Piero Liatti, Carlos Sainz e ovviamente Colin McRae, che nel ’95 ha vinto il Campionato del Mondo. In Italia, poi, grazie a Piero Liatti e a qualche team privato, le macchine si vedevano, ed erano tutte ex-ufficiali. Per questo, era facile “godersele”.

Per cui, alla laurea ho ricevuto in regalo una Subaru Impreza da mio padre, e da lì c’è stato un crescendo di passione. A quel tempo, ovviamente, le auto ufficiali costavano dei patrimoni, ma le ho sempre tenute d’occhio. Ho quindi aspettato che scendessero di valutazione, fino a quando non sono state più utilizzate né dalle squadre ufficiali e da quelle satellite né dai team privati perché non più competitive. In quel momento, ho cominciato a cercarle. La prima che ho acquistato nel 2009/2010 è stata una Impreza ex-Gruppo A del ’93 ex-Colin McRae, usata nel RAC ’93 in Inghilterra.

L’ho portata così a casa, e grazie alla famiglia Nibbio di Dario e Mauro, che supportavano il Subaru Rally Team Italia negli anni ’90 e ’00, abbiamo cominciato a metterla a posto, restaurarla e riportarla a correre. Ho cominciato ad utilizzarla in prima persona nei rally. Utilizzandole in gara, ovviamente, i pezzi si usurano e vanno cambiati. Fu in quel momento che ho cominciato a realizzare come, al contrario delle Delta dove, almeno in Italia, si trovava tutto, per le Impreza non si trovava niente. Perché? Le Impreza erano vetture che erano state fatte correre solamente dalla Prodrive.

Da lì, ho cominciato a ricostruire i pezzi mancanti, acquisendo una conoscenza super-profonda di ogni singolo dettaglio di queste vetture. Alla fine di questo periodo, tra il 2018 e il 2019, abbiamo cominciato ad avvicinarci al momento storico in cui si intravedeva il futuro dei campionati rally storici, assistendo ad un’incredibile crescita di popolarità. Questo perché, secondo me, al contrario delle attuali WRC Plus e Rally 1, queste vetture sono tutte diverse tra di loro, con sound estremamente differenti tra una Delta, una Celica e una Subaru Impreza. Ogni auto che competeva in quest’epoca era completamente diversa dalle altre, si guida in un modo totalmente differente. Ed è la varietà, si sa, a creare l’attenzione.

La Subaru Impreza, al contrario di Delta e della BMW M3, non era mai stata preparata in modo serio e dettagliato da nessun altro che non fosse Prodrive. Così, mi è venuto in mente di mettere in piedi questo progetto.

Da dove nasce, invece, l’ammirazione per Colin McRae?

Nella mia esperienza lavorativa, ho avuto la fortuna di lavorare nel mondo dello sport, del ciclismo professionistico, dello sci professionistico e di diverse discipline olimpiche. Mi è abbastanza familiare quindi riuscire a compendere il valore di un nome, dei campioni e del campione, del mito delle folle. Colin, per me, è stato il mito, il mio mito. Tutti gli hanno sempre associato l’appellativo di “Villeneuve dei rally“, con la differenza che McRae ha vinto un Mondiale e ha vinto tante gare. Nonostante fosse romantico e spettacolare come Gilles, è riuscito a trasformare questa spettacolarità in vittorie.

In ogni scelta imprenditoriale, c’è margine per un compromesso. Io in questo caso volevo solo fare il meglio, il meglio assoluto: il Best.

Da qui, in una fase della mia vita imprenditoriale che me l’ha potuto permettere, ho deciso di fare la cosa migliore possibile che io potessi fare, senza compromessi. Il progetto che avevo in mente era ed è tutt’ora dettato dalla passione, ma con il fine, molto preciso e determinato, di non lasciare nulla al caso. In ogni scelta imprenditoriale, di qualsiasi tipo, c’è sempre margine per un compromesso. Non in questo caso. Qui io volevo solo fare il meglio, il meglio assoluto: il Best. Per questo ho chiamato il progetto BEST, da qui BEST Engineering e quindi anche BEST Impreza.

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BEST Impreza cerca di essere la migliore Subaru Impreza mai realizzata. Il tutto, però, rispondendo ad un quadro di regole ben preciso. Tutte le BEST Impreza sono omologate secondo le regole FIA per il Gruppo A, che permette alla macchina di correre nei rally moderni oggi, e pronta ad rispettare i prossimi regolamenti che la FIA emanerà ed estenderà all’Impreza e a tutti i Gruppi A per partecipare al Campionato Europeo Rally Storici.

Ho pensato di dedicare la realizzazione di otto auto a Colin McRae, una serie limitata. Le prime sette sono in onore delle sette vittorie di Colin con la Impreza Gruppo A nel Mondiale, e l’ottava del Campionato del Mondo del 1995.

Per fare questo, servono diversi ingredienti. Il primo è ciò che dall’esterno si può chiamare follia, ma che dall’interno sono in realtà determinazione e passione. In più, non bisogna dare un valore al tempo che ci si mette. Altrimenti, come dovrei quantificare 4 anni di lavoro con notti insonni, sveglie a orari improponibili? Nel mio piano, quest’auto doveva essere la migliore anche nei numeri: le cose migliori sono, in un certo qual modo, esclusive.

Per renderla esclusiva, ho pensato di dedicare la realizzazione di otto auto a Colin McRae, una serie limitata. Le prime sette sono in onore, in ricordo delle sette vittorie di Colin con la Impreza Gruppo A nel Mondiale. L’ottava, invece, celebra il il Campionato del Mondo del 1995. Abbiamo quindi nel ’94 Nuova Zelanda e RAC, nel ’95 Nuova Zelanda e RAC, e nel ’96 Catalunya, Sanremo e Acropolis, ognuna con una livrea celebrativa di quel rally. L’ottava vettura avrà invece una livrea speciale dorata per ricordare il campionato del mondo 1995.

Questo progetto è poi affrancato e valorizzato dal supporto della famiglia McRae, che ha supportato e appoggiato il progetto a braccia aperte, con entusiasmo. Hollie McRae, la figlia di Colin, segue il progetto di comunicazione di BEST Impreza. Tutta la famiglia ha partecipato alla presentazione in Scozia, a Knockhill, a luglio 2022, ed è stata presente alla consegna della seconda auto ad un collezionista inglese durante il Rally Legend, sempre nel 2022.

Ha accennato alla sfida tecnologica e ingegneristica di creare la migliore Subaru Impreza di sempre. Quali sono state, quindi, le sfide incontrate e superate di cui è maggiormente fiero?

Sicuramente il cambio. Ai tempi, Il cambio manuale era realizzato in magnesio. Una soluzione davvero tecnologica, ma con un limite. Il magnesio ha un decadimento tale che, come vedo sulla mia Impreza originale, si crepa ogni volta che la uso, poiché il magnesio, invecchiando, diventa poroso. Bisognava quindi reingegnerizzare l’intera scatola del cambio e realizzarla in alluminio. Con mia grande sorpresa, il nostro progetto funziona. A un risultato del genere, ovviamente, corrisponde la capacità di scegliere le persone giuste. La seconda cosa di cui sono fiero è in realtà un mix di risultati ottenuti, che è la guidabilità.

Quando Piero Liatti ha svolto l’ultima parte di test perché volevo il suo parere dopo averla sviluppata e testata io in prima persona, è sceso dalla macchina con un sorriso a 32 denti dicendo: “Se avessi avuto questa macchina ai miei tempi, sarebbe stata una cosa incredibile.”. È un mix che punta tanto sull’erogazione del motore, e quindi sulla fruibilità della potenza. Non è tanto la potenza in sé, in quanto la potenza massima è grossomodo la stessa del modello originale. A spiccare è la gestione elettronica, che permette di avere una gestione della coppia molto progressiva e lineare lungo tutto l’arco di utilizzo. Non dimentichiamo poi l’assetto, che con determinate scelte di geometrie e della qualità delle componenti, nonché il cambio stesso.

Queste tre cose, motore, cambio e assetto, sono ciò che fanno la guidabilità. Se uno dei tre è ruvido, la guidabilità non c’è. Piero è sceso dicendo: “La macchina è praticamente perfetta. Per renderla impeccabile farei solo qualche sviluppo, qualche aggiustamento alle barre antirollio.”. Questo significa che la vettura è praticamente a posto, le mancherebbe solamente un perfezionamento dei più piccoli dettagli.

Ho visto alcuni colleghi che hanno raccontato il progetto chiamandolo “restomod”, anche se non credo sia il termine corretto. Lei che l’ha creata come definisce la BEST Impreza?

Non è una restomod, questo è sicuro. La filosofia che ho usato per questa vettura è quello della continuation car, seguendo la definizione che ne danno gli anglosassoni. Ovvero, prendere un’auto e rifarla esattamente com’era, ma con le migliorie permesse dalle tecnologie moderne.

Un po’ come fa Jaguar con le sue C-Type e D-Type Continuation

Esattamente. In più, il tutto è inserito nel quadro normativo FIA di allora e di oggi. Il restomod, invece, è molto più fantasioso, libero e senza regole. Non parliamo di restomod, né di una replica, ma di una continuation car.

Il cambio, abbiamo detto, è fatto in Italia, mentre il motore è realizzato su specifiche BEST a Bicester, in Inghilterra. Come ha trovato e scelto i fornitori a cui affidarsi per il progetto BEST?

In Inghilterra c’è il triangolo d’oro del Motorsport tra Bambury, Bicester e Silverstone. Qui troviamo tutti i grandi nomi tra Formula 1 (Red Bull, Aston Martin, McLaren e Mercedes hanno sede in questa zona, ndr.) e Rally (Prodrive e M-Sport, per citarne solo due), e quindi anche tutti gli specialisti. In particolare, a Bicester c’è un officina meccanica che fa da sempre motori Subaru ex-ufficiali, perché il know-how è lì. Lì è già dove facevo i rialzi del motore per la mia Gruppo A ex-ufficiali, e tutt’ora è un ottimo collaboratore.

Per quanto riguarda sospensioni, freni e altre componenti invece? La produzione è sempre inglese?

Ho 27 capi commessa diversi sparsi per l’Europa e non solo, e quindi tante volte un singolo componente è frutto dell’assemblaggio di più parti, e più parti sono fatte magari da produttori diversi. Tutto, in BEST, è molto artigianale, di fatto in serie non c’è nulla, è inimmaginabile pensare a economie di scala. Già solo la costruzione di un portamozzi è sorprendente: sembra di costruire un gioiello di Cartier, gli mancano solo le gemme.

L’assemblaggio delle BEST Impreza invece dove avviene?

L’assemblaggio, la messa su strada e la messa a punto è fatta tutta a Omegna, tra il Lago d’Orta che del Lago Maggiore, essendo io originario del Lago Maggiore.

Ho visto che diversi esemplari sono stati venduti. A che punto è la produzione?

Il primo esemplare è stato venduto in Italia a una persona che corre nei rally, e che quindi ha acquistato la macchina per le prestazioni che ha. Questa persona è felice di riportare in vita e tenere vivo il nome di Colin McRae. Due auto sono state consegnate, stiamo realizzando la terza e la quarta auto, entrambe già prenotate.

Proponete per la vostra BEST Impreza sia una versione “Tarmac” dedicata alla guida su asfalto che una dedicata all’utilizzo su terra. Le persone che hanno acquistato o che hanno prenotato l’auto hanno già una preferenza netta?

Attualmente, le due vetture consegnate sono state configurate per l’asfalto. La configurazione su terra passa da un assetto diverso e freni diversi, il resto è rimasto identico. Per i possessori sarà quindi possibile cambiare la configurazione anche in un secondo momento.

Le vetture già vendute sono state acquistate per fini collezionistici o per l’uso su strada? Oppure l’idea dei proprietari è quella di correre?

La seconda auto è stata acquistata per puro collezionismo. La prima vettura, invece, è stata acquistata sia per correre puntando alle performance che per collezionismo. La vettura, però, non è pensata per essere un mero oggetto collezionistico. BEST Impreza è nata per correre, per essere il più veloce possibile.

Quali sono state le emozioni più grandi alla guida della sua creazione, della sua auto preferita oggi che BEST Impreza è completa e pronta per correre?

Alla presentazione del Rally Legend, sfortunatamente, non ho guidato l’auto. Ho fatto da Team Manager, è stata un’esperienza estenuante. Ero il primo a svegliarmi, l’ultimo ad andare a dormire e non guidavo. È stato però un piacere enorme avere tutta la famiglia McRae al seguito, una grandissima soddisfazione. Ogni volta che guido la BEST Impreza, invece, ho la pelle d’oca. Quando schiacci quel pulsante rosso lì e si accende il boxer, ti viene la pelle d’oca. Guidandola, poi, apprezzo quanto la macchina sia facile, soprattutto pensando a quanto potrebbe esserlo ancora di più.

Per esempio, ho mantenuto nella configurazione di serie il differenziale posteriore bloccato, utilizzato dalle vetture ex-ufficiali. L’assale posteriore bloccato come quello di un kart che rendeva la Impreza una M3 a trazione integrale per la facilità con cui si faceva guidare in sovrasterzo. Mettendo un differenziale autobloccante sicuramente diventa più facile. Anche così, però, la facilità di guida è impressionante. Ogni volta che mi metto la guida dico: “Porca miseria, è così precisa…”. Ha una precisione millimetrica allo sterzo, una reattività ai comandi impressionante, e mi emoziono ogni volta che la guido.

Ultima domanda: ha intenzione di fare una nona BEST e tenerla per sé?

Sinceramente, tutte le BEST che realizzo le sto facendo pensando che sia la mia auto. Poi, se c’è un cliente che la richiede viene venduta e passo alla successiva. Sono tutte mie in pratica, solo che poi sono costretto a venderle. Magari un giorno ne terrò una…

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