in

Test – Toyota Auris HSD

Tempo di lettura: 3 minuti

Quando in redazione abbiamo ricevuto la notizia dell’imminente arrivo della Toyota Auris HSD (Hybrid Synergy Drive), la curiosità è salita alle stelle perché in quest’auto la tecnologia ibrida sposa un design piacevole, ben lontano da quello puramente efficiente della sorella Prius.

La vettura da noi provata è in allestimento Executive, il più ricco ma anche il più impegnativo in termini di esborso iniziale che si attesta su 23.800 €, cui nel nostro caso bisogna aggiungere 1.450 € di “Navi Pack” e 700 € di vernice perlata per un totale di 25.950 €. Il prezzo finale dunque è relativamente alto, ma considerati i contenuti ed il fatto che più di così per quest’auto non potete davvero spendere, non ci sentiamo di definirlo eccessivo.

La linea, grazie anche al restyling che ha interessato l’intera gamma Auris nel 2010, mescola tra loro tratti morbidi ed eleganti con alcuni più decisi e sportivi, senza eccessi verso alcuna direzione. Il risultato è un design pulito ed adatto ad un vasto pubblico, cosa tuttavia che rischia di cadere nell’ essere anonimo. Saliti a bordo si trova un ambiente pratico ma gradevole e con tutti i comandi messi in modo razionale, se non fosse per il sovraffollamento attorno al navigatore che richiede un po’ di pratica per andare a colpo sicuro nel trovare il tasto desiderato. A penalizzare in maniera maggiore il giudizio sugli interni di questa Toyota Auris tuttavia, è l’assenza di vani in cui riporre i vari oggetti che spesso si hanno in tasca come cellulare, portafogli e simili. Se infatti appoggiarli nell’incavo davanti al freno a mano è sconsigliato poiché si riga ed è scivoloso (sarebbe bastato rivestirlo in gomma), sfruttare il vano ricavato sotto la consolle centrale è quasi impensabile perché per raggiungerlo bisogna essere contorsionisti. Queste critiche stupiscono ancor di più se si guarda al resto dell’abitacolo che risulta comodo, ben studiato e con buone rifiniture. Unico altro appunto va necessariamente al bagagliaio dove lo spazio disponibile è ridotto per via del pacco batterie, “difetto” che la Auris HSD si fa abbondantemente perdonare offrendo consumi degni delle migliori citycar se non ancora più bassi.

Dopo aver analizzato la vettura staticamente, giunge il momento di allacciare le cinture di sicurezza e premere il pulsante “START” per iniziare la prova. Il primo indizio del fatto che non vi trovate a bordo di un’auto qualsiasi, arriva alla pressione del suddetto tasto che provoca nient’altro che l’accensione di una spia sul cruscotto con la scritta “READY”, perché a caldo il motore termico nemmeno si accende. Le modalità disponibili per la marcia sono “EV”, “ECO”, “NORMAL” e “POWER” e si distinguono tra loro per la risposta più o meno pronta ai comandi impartiti con l’acceleratore, eccezion fatta per EV che offre un movimento puramente elettrico per circa 2 km (5 km in teoria). Escludendo quest’ultima opzione per via della ridotta autonomia e la “POWER” perché provoca reazioni inutilmente nervose, le due più interessanti sono la ECO e la NORMAL. La prima offre vantaggi reali in termini di consumi in particolar modo in città (specie se di pianura) per il fatto che, compatibilmente con la carica delle batterie mantiene il più possibile spento il motore a benzina in favore della trazione elettrica, regalando medie nell’ordine di circa 50 km/l se guidata con un po’ di attenzione. Se a questo aggiungiamo una buona visibilità, buona percezione degli ingombri grazie anche a telecamera posteriore e sensori di posteggio, sterzo leggero e cambio automatico tipo CVT, la Auris HSD si pone come valida alternativa spaziosa alle citycar. La situazione si complica leggermente uscendo dalle mura cittadine dove il contributo del motore elettrico diminuisce e si traduce in un aiuto al propulsore principale in fase di ripresa o più semplicemente, in freno motore durante una discesa in cui molliate l’acceleratore causando anche lo spegnimento automatico dell’unità termica. Non ultimo, in caso di salita con un minimo di pendenza il rumore del 1.800 cc diventa un po’ troppo alto a causa del CVT che per sua natura, lo porta a lavorare al regime di giri con maggior efficienza. Forzando un po’ il passo tra le curve il comportamento risulta sottosterzante e sempre prevedibile, trasmettendo sicurezza ma anche qualche dubbio attaccandosi ai freni la cui sensibilità, ma non la potenza, non si può definire esemplare. L’ambiente autostradale infine, che per una vettura ibrida sarebbe teoricamente penalizzante per via del maggior peso da trasportare, viene affrontato dalla Toyota Auris HSD a testa alta. I consumi a 130 km/h sono di circa 16 km/l ed il rumore interno è più che accettabile per una vettura di questo segmento.

Dopo 1200 km percorsi con quest’auto arriva il momento della resa dei conti che per la Toyota Auris HSD si traduce in una piena promozione. I quasi 26.000 € necessari all’acquisto della nostra versione, che possono essere ridotti optando per l’allestimento inferiore, vengono compensati da una percorrenza media di 5,7 l/100km (17,5 km/l) che permette alla vettura di competere sul fronte consumi con i diesel più efficienti e nelle versioni depotenziate votate all’ecologia. Con 136 cv complessivi però, la Auris HSD offre anche la potenza necessaria ad affrontare un sorpasso in sicurezza, cosa non sempre vera per le rivali.

Test – Alfa Romeo 8C Competizione

Test – Audi A6 Avant